Il nostro Racconto di Natale: “La gattina ateniese”

Il nostro Racconto di Natale: “La gattina ateniese”

Strappata all’indifferenza di una affollata strada di Atene, una piccola gatta vive la tragedia della malattia e della sofferenza, il cui epilogo è quanto di più inatteso la gattina possa sperare.

PDF

“La gattina ateniese”

Aiuto! Aiuto! Mi mancano le forze, é tutto così confuso…Sto male! Qualcuno mi aiuti! Vi prego…
Ma…COSA SUCCEDE? Delle voci… devono essere degli umani, ma non capisco cosa dicono…Oddio ora mi toccano, mi stanno bagnando il naso, non capisco…non riesco a muovermi. Aiuto!!! Sento che siamo agli sgoccioli, non mi manca molto…mi accarezzano con delicatezza, ma io voglio solo dormire, sono tanto stanca…
Questo è l’ultimo ricordo che ho prima di essermi addormentata.
Io sono Giada, nome scelto dal mio papà adottivo nello stesso istante in cui mi ha trovata in punto di morte sul ciglio di una trafficata strada di Atene.
Ero una gattina randagia che vagava da giorni in cerca di cibo per il centro di Atene. Data la mia tenera età e le condizioni di vita, devo aver contratto un virus che mi ha fatta ammalare. Mi hanno raccontato che sono stata trovata sporca e piena di pulci, piangevo così forte che alla mia richiesta di aiuto si sono fermati quelli che sarebbero diventati i miei genitori adottivi. Mi hanno raccolta e sulle prime hanno cercato di capire cosa mi fosse capitato, hanno provato a darmi da bere e, intuendo la gravità della situazione, mi hanno messa in una scatola di cartone e hanno girovagato per ore in cerca di un dottore che potesse curarmi. Non ho ricordi di quando sono arrivata in clinica, ma mi dicono che la diagnosi era grave, la prognosi infausta. A detta dei miei nuovi genitori, un dottore greco ci ha spiegato che ero affetta da una grave forma di encefalite e che le speranze erano davvero poche.
Mi hanno lasciata nelle sue mani, perché loro avevano il volo di rientro in Italia la sera stessa.
Per fortuna il nostro non era un addio, ma un arrivederci.
Si sono subito mobilitati contattando un’ associazione di volontari di Atene, affinché collaborassero con il dottore per trovarmi uno stallo nel caso, seppur improbabile, di una mia guarigione. L’alternativa per me sarebbe stata la strada, nelle migliore delle ipotesi una colonia felina: mamma e papà mi raccontano, infatti, che Atene, come molte altre città, pullula di gattini randagi senza un tetto sulla testa.
Miracolosamente il mio corpo ha risposto alle cure e il terzo giorno ho cominciato a mangiare e a bere.
Eleni, la presidente dell’associazione animalista Nine Lives Greece di Atene, una donna dolce e materna, è venuta a prendermi dal dottore. Lei e i suoi amici gatti mi hanno accolta nella loro casa: nove micioni, tutti recuperati per strada, che mi hanno accettata e mi hanno insegnato tante cose mentre, giorno dopo giorno, tornavo in forze.
Intanto in Italia mamma e papà cercavano disperatamente una soluzione per me: erano decisi ad adottarmi, ma non sapevano come potermi recuperare, finché un’amica dell’ENPA, alla quale siamo molto riconoscenti, ha dato loro uno spunto: perché non avviare la ricerca di un travel friend, qualcuno che avesse in programma una vacanza in Grecia e fosse disponibile a darmi un passaggio al suo rientro in Italia? Detto fatto: l’annuncio é girato capillarmente per tutto lo stivale grazie ai social network e tra le associazioni animaliste tramite whatsapp. L’adesione e l’interessamento hanno lasciato i miei genitori piacevolmente sorpresi: il telefono squillava a tutte le ore, decine di chiamate da tutta Italia, persone pronte a rendersi disponibili a darmi uno strappo o semplicemente a raccogliere maggiori informazioni per diffondere ulteriormente il nostro appello.
Una cara ragazza di Perugia faceva al caso nostro, perchè io sarei stata pronta a trasferirmi proprio per la data del suo ritorno in Italia. Sarei stata in regola con vaccinazioni e passaporto e anche età e stato di salute sarebbero stati idonei per affrontare il viaggio. Inoltre la nostra nuova amica volava con Alitalia, una delle compagnie aeree che permettono anche a me di viaggiare (e, per fortuna, in cabina con la mia accompagnatrice!).
Così il 1° settembre ho salutato la mia zia greca e i miei nove amici pelosi e sono partita per una nuova avventura.
Il volo l’ho odiato, al decollo ho rizzato il pelo e miagolato come non mai, ma ne è valsa la pena.
A Roma, mi aspettavano mamma e papà.
A dire il vero, a prima vista non li ho riconosciuti. Ma poi, nel treno per Belluno (eh sì, è stato un viaggio molto lungo!), quando mi sono tranquillizzata, hanno iniziato ad accarezzarmi. É stato allora che ho percepito quel tocco familiare, quella carezza delicata…e ho capito che finalmente ero a casa.

Alessandra Lentini