Senza l’Europa gli animali non sono più esseri senzienti

Senza l’Europa gli animali non sono più esseri senzienti

Il parlamento inglese sta predisponendo l’European Union Withdrawal Bill, ossia il provvedimento che stabilirà quali leggi europee resteranno in vigore in Gran Bretagna dopo la Brexit. Ebbene, qualche giorno fa la camera dei Comuni ha votato una risoluzione che esclude che la sensibilità animale possa rientare nell’European Union Withdrawal Bill. In sostanza, gli animali tornano ad essere soggetti che non sentono nè dolore, nè emozioni e, perciò, diventano nuovamente del tutto identici ad oggetti.

Tra tutti gli animali, quelli meno colpiti dalla scelta del governo conservatore inglese potrebbero essere gli animali domestici, ai quali provvedono alcune leggi nazionali, tra cui l’Animal Welfare Act del 2006, anche se per loro il ritorno all’essere beni mobili comporterà comunque una minore protezione.

Ma per i selvatici e gli animali da reddito e da laboratorio si torna al medioevo, da cui anche la Gran Bretagna era uscita grazie ad una legislazione europea che era ed è di sicuro pregio per i diritti degli animali.

Di “Brexit degli animali” si era inziato a parlare ancora nella primavera scorsa, quando dalle varie associazioni protezionistiche inglesi ed europee venivano prefigurati i danni per gli animali: polli e maiali che potrebbero tornare nelle gabbie messe al bando soltanto quattro anni fa; cani da riproduzione che non avrebbero più alcuna protezione; impiego nuovamente possibile di animali nella sperimentazione dei prodotti cosmetici; macellazione e trasporto di animali che potrebbero tornare a condizioni indegne. E prima o poi cadrà sicuramente anche il divieto per i cacciatori di far “deliberatamente” sbranare la volpe ai cani, una misura blanda ma comunque di grande significato simbolico che è stata introdotta da Tony Blair e che Theresa May ha più volte detto di voler cancellare.

Sul fronte della tutela e salvaguardia degli animali, l’Europa rappresenta una sorta di ombrello protettivo che viene apprezzato da milioni di cittadini, un patrimonio che la parte più retriva della Gran Bretagna sta ora gettando alle ortiche. Un destino che qualche deputato inglese al parlamento europeo aveva in qualche modo previsto, tanto da dichiarare, a proposito del referendum sulla Brexit, che  “Se gli animali fossero chiamati alle urne, sceglierebbero di restare nell’Ue”.