Dieci anni di vita trascorsi in simbiosi, appagati dalla presenza l’uno dell’altra. L’intensità di un amore che si alimenta dalla reciproca cura degli animi.
La storia di un gatto e del cuore della donna che lo ha amato.
Milo, il gatto che ha cambiato la mia vita
Era l’agosto del 2007, quando il mio carissimo amico Giordano ti ha portato da me. Gli dicevo spesso che il mio desiderio più grande, era di avere un gatto tutto mio. Un giorno mentre ero al lavoro, Giordano mi fece una grande sorpresa. La sera, rincasando, trovai sul portoncino di casa un biglietto con scritto “Ciao! Tu non mi conosci, però so che ti farò tanto felice”. Entrai e trovai un altro biglietto, con una freccia che indicava la camera da letto… “sono piccola ma tanto carina, e mi chiamo Tina”;arrivata davanti alla porta chiusa il biglietto diceva di aprire piano piano. Il cuore mi batteva forte forte. Aprii la porta, mi guardai intorno facendo molta attenzione, eri sul letto, assonnata, avevo paura di toccarti. Fu un’emozione grande…
Non finirò mai di ringraziare il mio amico Giordano.
Sei arrivato da me in punta di piedi, caro bimbo mio, quando ho aperto la porta della mia camera, ti ho visto sul mio letto, ho sentito il tuo primo “Miao”. Mi sono avvicinata a te, mi hai guardato stringendo gli occhi verdi e hai iniziato a fare le fusa, cosi, sulla fiducia. Mi sono subito innamorata di te. Non sapevo come prenderti in braccio, avevo paura di farti male, per quanto eri piccolo. Non sapevo quanto cibo dovevo darti, non avevo molta esperienza, e quella notte l’ho passata insonne.
In quel periodo ero tanto sola, stavo attraversando un brutto momento, i sabati durante i quali non avevo amici con cui uscire rimanevo a casa con te e tu mi tenevi compagnia, prendendomi cura di te. Mi sono distratta dall’amore che volevo e non ricevevo, dalla solitudine. Ti ho voluto un mondo di bene. Hai riempito le mie giornate, le mie sere. E le notti in cui mi sentivo sola ci addormentavamo insieme.
Il mio amico mi aveva detto che eri una femminuccia di nome Tina, ma tu non mi badavi. Ti portai dal veterinario Paolo, mi disse che eri e saresti diventato un gran bel maschione. E allora a quel punto ti dovevo trovare un altro nome. Ricordo come se fosse ieri, eravamo in camera, io stavo rifacendo il letto e tu stavi giocando come al solito sotto le lenzuola; ad un certo punto esclamai: “Milo smettila” Tu ti sei subito fermato, mi hai miagolato, e allora ti ho detto” Ti piace? ….. E cosi… sei diventato il mio Milo.
[su_expand more_text=”Leggi tutto” less_text=”Chiudi” height=”0″ link_color=”#5785a9″ link_style=”underlined”]Ti ho insegnato ad andare nella lettiera, abbiamo imparato a giocare insieme, ho provato anche a portarti in giardino con il guinzaglio e anche ad andare in automobile perché volevo stare sempre insieme, tu all’inizio venivi ma poi hai smesso. So che lo facevi per me, e allora non ti ho più portato per il rispetto e l’amore nei tuoi confronti, perché tu avresti fatto lo stesso con me. La mattina quando davanti alla porta ti salutavo per andare al lavoro, ti dicevo, ci vediamo stasera, raccomandandoti di fare il bravo, e tu al mio ritorno eri lì che mi aspettavi, ci sedevamo sul divano e ti raccontavo di come era andata la giornata, ti posavi felice a fianco alle mie gambe e dopo 5 minuti di fusa e coccole ti abbandonavi nel sonno sereno. Tornai dal veterinario, per chiedergli dei consigli su come potevo farti stare bene anche quando ti lasciavo da solo a casa, lui mi disse che sarebbe bastato mettere in qualche stanza degli scatoloni chiusi con delle piccole aperture tipo porticine; mi spiegò che i gatti di natura amano molto i luoghi piccoli e chiusi. Inoltre mi consigliò di nasconderti i tuoi giochi cosi potevi andarli a cercare quando io non c’ero. La tua stanza preferita era il bagno e cosi qualcuno lo mettevo li. Infatti, quando tornavo, li trovavo nel salotto o sul letto. Però le cose che preferivi in assoluto erano gli scatoloni, ti ci facevi le unghie, e a volte ti ci addormentavi. Oppure ti ci nascondevi e quando ti passavo vicino eri pronto a farmi gli agguati, ti piacevano tanto e quasi ogni tre o quattro giorni dovevo cambiarli perché li distruggevi. Ti è sempre rimasta questa passione. Ogni volta che tornavo a casa con delle scatole che non erano per te, tu facevi il diavolo a quattro per averle, e alla fine mi arrendevo. Abbiamo giocato tanto, anche a nascondino, ti tiravo perfino le palline di carta stagnola e tu pur giocare ti trasformavi in un cagnolino e me le riportavi. Se venivano ospiti ti mettevi al centro del salone, da bravo padroncino di casa e poi all’ora di dormire andavi nella nostra camera facendo prima un giro di saluto. Ti adoravano tutti. E quando ti raggiungevo eri così felice di dormire insieme a me. Quando eri piccolo ti piaceva stare sul mio petto, poi, crescendo, sul mio fianco a pancia all’aria, l’importante era che tenessi la mia mano sulla tua pancia. Ogni sera ti ripetevo sempre la stessa raccomandazione, “Milo, prima io, poi tu” a quel punto mi davi un bacio sulla mano di approvazione. Appena mi svegliavo te ne accorgevi subito (chissà come) e venivi a darmi il buongiorno strusciando il tuo musetto con il mio. Però stavi educatamente attento a non svegliarmi finché dormivo. Se la domenica sforavo le 9 allora decidevi che era troppo e saltavi sul letto a reclamare la tua colazione! Non potevo girare per casa senza che tu mi seguissi e ti strusciassi per dirmi: guarda sono qui! Se ti ignoravo troppo eri pronto a reclamare i tuoi giochi e ti appoggiavi con le unghie sui pantaloni e mi guardavi negli occhi con muto rimprovero. E quando mi chiudevo in bagno…grattavi la porta sospettoso, sembrava che dicessi, che succede nella mia casa da cui sono escluso? Non facevo in tempo ad aprirti che eri subito dentro, sedendoti mi guardavi, come per dire…giochiamo? La carta igienica diventava un divertentissimo gioco, la cospargevi per tutto il pavimento. Poi saltavi tra il lavandino e il bidè, per farmi vedere quanto eri abile a fare le acrobazie. Nessun gatto, nessun animale domestico potrà mai sostituirti, eri unico in ogni particolare, tu parlavi tanto quanto me, volevi sempre avere l’ultima parola, come me. Eri un principino perché mangiavi solo i bocconcini migliori e se cercavo di fare fuori il cibo del giorno prima, unendotelo un po’ a quello nuovo, tu da gran furbetto lo spostavi con la zampina e mangiavi solo quello che ti piaceva… Ricordo quando ti ho lasciato quindici giorni con una mia amica, per andare in vacanza. La chiamavo quasi tutte le sere per sapere come stavi, e se facevi il bravo. Mi diceva, che eri un gatto bellissimo, e tanto coccolone. Poi avvicinava la cornetta del telefono per farti sentire la mia voce e con il musetto ti strofinavi contro il ricevitore e sentivo il tuo verso di gioia. Lei non era abituata a dormire con i gatti e mi diceva che la notte ti mettevi a dormire sopra il suo petto e la facevi morire di caldo. Più ti spostava, più gli andavi sopra. La cosa che mi ripeteva spesso, anche quando sono tornata, che la sera, non gli davi il tempo di togliersi la giacca, per farti dare da mangiare, altrimenti non finivi più di miagolare. Poi si metteva sul divano e mentre lei faceva i suoi lavori all’uncinetto, tu giocavi con il suo gomitolo di cotone, e per farti stare fermo ti raccontava una storia, non poteva crederci che un gatto ascoltasse in modo così attento. Era molto stupita e incredula. Ti riteneva molto speciale. Quando sono tornata, eri tanto felice. E’ stata l’unica notte in cui non volevi farmi dormire per fare le fusa nel nostro letto tutto il tempo, ogni momento mi toccavi il viso con le tue zampine per accertarti che ero tornata con te! Le mie amiche, che erano tanto innamorate di te, mi chiedevano sempre come stavi. E quando organizzavamo delle cene, mi chiedevano se potevamo farle da me, cosi potevano coccolarti e giocare insieme a te. Eri così felice quando avevamo ospiti. Poi c’è stato il trasloco, quanto hai sofferto piccolo mio, però ogni giorno ti dicevo… Non preoccupati ci sono io con te, infatti ti piacque subito la nuova casa. Però durò poco, perché per fare dei lavori siamo dovuti andare a stare dal nostro amico Giordano, lì non ti sei trovato bene e ci soffrivo tantissimo, ogni sera ti dicevo di avere pazienza, che mancavano poche settimane e saremmo ritornati nella nostra nuova casa. Quanti salti di gioia hai fatto quando ti ho liberato dal trasportino e hai visto che eri nella nostra casa. C’erano tante scale, non ti sembrava vero. Ci hai messo alcuni giorni per conoscerla tutta, eri felice, e questo mi riempiva il cuore di gioia. Ricordo quando un estate ci vennero a trovare i parenti da Roma, mio nipote ti fece esplorare un mondo nuovo fuori della nostra casa, la prima cosa che hai visto un portico ombreggiato, ma quello che era a dir poco spettacolare per te era il giardino dalle fioriture fantastiche, la cui magia era racchiusa nelle piante che lo componevano. Un tappeto di profumi, colori e suoni. Farfalle e uccellini d’ogni tipo, lo rendevano ai tuoi occhi una vera favola. Amore mio eri cosi incantato, stregato da tutto quello che ti circondava. Infatti non sapevi dove guardare e annusare. Quel giorno, ricordo che quando sei rientrato a casa, hai fatto un lunghissimo riposo, hai sognato tanto, scalciavi ed emettevi anche dei suoni. Da quel momento non hai fatto altro che chiedere di uscire. Iniziavi la mattina all’alba a metterti davanti alla porta a miagolare, e a dare le zampate sulle chiavi. Siccome io e mia sorella non ti davamo retta, andavi a fare la sveglia al tuo schiavo, volevi che ti portasse fuori e l’obbligavi a stare insieme a te, facendogli vedere come eri bravo a cacciare le lucertole e a rincorrere le farfalle. Da quell’estate non ho avuto pace, volevi sempre uscire, ma io ero molto preoccupata, avevo paura che scapassi o che ti facessi male. Ormai sapevi come convincermi, attaccavi a miagolare e a farmi i dispetti, così costretta e impietosita dal tuo sguardo ruffiano ti lasciavo uscire… ti piaceva esplorare la terrazza e il giardino dei vicini e ogni volta dovevo venirti a recuperare. Andavi in giro e quando ti stancavi tornavi a casa. Sopportavi con pazienza tutti i collarini che volevo che indossassi e che scommetto che ti davano un gran fastidio, ti facevi prendere, rigirare, coccolare come volevo, eri un gatto dolcissimo. Amore Mio quanto mi mancano i tuoi sguardi pieni di amore. Non so cosa darei per tenerti ancora una volta tra le mie braccia. Un giorno conobbi un ragazzo, di nome Claudio. Dopo un po’ di tempo ci venne a trovare a casa. E tu, per non smentirti, hai fatto gli onori di casa, facendoti fare per primo tante coccole. Ricordo quando ti portò a farti conoscere il suo cane “Kerry”, tu non avevi mai visto un cane, prima di allora, questo un po’ mi preoccupava, non sapevo come avresti reagito. All’inizio abbiamo deciso di mettere Kerry in una stanza chiusa, ma dopo qualche giorno, quando ti sei reso conto che ci venivano a trovare spesso, ci hai sorpreso facendo tu stesso le fusa a Kerry. E da quel giorno avete convissuto assieme, anche se gli facevi capire che eri tu il padrone di casa. Poi quattro anni fa abbiamo adottato una micetta di nome Mia, con lei non ci sei mai andato d’accordo. Eri troppo geloso di me, non volevi dividermi con nessun gatto, Mia ha provato tante volte ad avvicinarsi a te, ma tu niente, l’hai sempre respinta. Però, il giorno che venne a casa la veterinaria, per praticarti l’eutanasia, non so se ti sei accorto piccolo mio, ma Kerry e Mia erano a fianco a te sul letto per salutarti e dirti addio. Quando il tuo respiro si è fermato, Mia è scappata ed è uscita di casa e non ha fatto ritorno fino a sera tardi. Non è voluta salire sul letto per diversi giorni, e i suoi miagolii sono stati strazianti. Amore mio, anche se nella nostra famiglia erano arrivati nuovi componenti, siamo sempre stati uniti e il nostro rapporto non è mai cambiato. Quante notti insonni, con te al mio fianco, sempre. Mi asciugavi le lacrime perché tu sapevi cosa fare, e lo hai sempre fatto. Certe cose le ho dette solo a te. Certe lacrime le ho piante solo sulla tua spalla. Sapevi che non aprivo facilmente il cuore, ma tu mi hai capita, attraverso i tuoi occhi mi hai insegnato quanto amore c’era in me. Ti ho voluto fin da quando ero piccola e sono riuscita ad abbracciarti e viverti soltanto a 38 anni. E ora sono qui a stringerti a me per l’ultima volta. Il tuo cuoricino si è fermato oggi, 10 ottobre 2017, ti abbiamo seppellito nel nostro giardino con le lacrime che mi rigavano il viso e il cuore infranto. Avrei voluto tenerti con me sempre, e invece sono riuscita a tenerti solo dieci anni. Ti dicevo sempre che dovevamo andarcene insieme, invece… Non posso davvero crederci, con te ho davvero perso un pezzo di cuore, perché lo so che eri un gatto, ma l’amore che sei riuscito a darmi con le tue strusciate, i saluti, le fusa, i giochi e le sgridate che mi facevi quando urlavo o litigavo con qualcuno, quelle non me le potrà più ridare nessuno… Piccolo mio, sei il gatto che ogni persona avrebbe voluto avere, non eri un semplice gatto, eri proprio speciale, perfetto per me. Ti ho dato davvero tanto, tantissimo amore, te lo meritavi tutto. E adesso, piangendo disperatamente, ti dico…addio per sempre piccolo mio, vai, riposati bimbo mio, mi hai dato tutto, ora puoi riposare tra gli angeli e le stelle. Io spero di averti regalato una vita bella, ti giuro che ce l’ho messa tutta. Grazie piccolo mio per tutto l’amore VERO che mi hai dato in tutti questi anni! TI AMERO’ SEMPRE. Non posso dimenticare il tuo pelo morbidissimo e profumatissimo, i tuoi occhi verdi smeraldo. Ci hai lasciato passando gli ultimi giorni nella nostra camera da letto, facevi fatica a salutarmi, ad aprire gli occhi ma nonostante questo hai continuato a farmi le fusa ogni volta che iniziavo ad accarezzarti. Sono rimasta con te fino alla fine come ti avevo promesso, come hai sempre fatto tu anche se erano le due di notte e se poi salivo a dormire tu mi raggiungevi di sopra… Ti ho accarezzato finché l’anestesia ha fatto effetto sul tuo piccolo corpicino provato, le lacrime continuavano a scendere, non riuscivo proprio a fermarle, però non volevo farti sentire le mie urla. Ma quando la veterinaria ti ha infilato l’ago e il tuo cuoricino poco dopo si è fermato, sono letteralmente impazzita, mi sentivo soffocare, non posso ancora credere di essere stata io a farti questo. Perdonami piccolo mio, l’ho fatto per non farti soffrire ancora. Ora sei sotto terra, ti ho baciato la testolina prima di adagiarti sulla tua scatola preferita e ricoprirti con il terreno umido e scuro. Ora è rimasto soltanto un cumulo di terra fresca e mossa, con sopra un piccolo sasso a forma di cuore. Veglierai su di noi e sulla nostra casa, questa era la tua casa piccolo mio. Mi mancherai in ogni momento della mia vita.
Mara Del Medico
giugno 2018[/su_expand]