I cani nella grande guerra: le stragi dopo la fine del conflitto

I cani nella grande guerra: le stragi dopo la fine del conflitto

Ottobre è il mese della disfatta di Caporetto: 11.000 morti, 29.000 feriti, 280.000 prigionieri.
Saranno 400.000 i profughi civili dai territori occupati, mentre 900.000 persone rimarranno per più di un anno imprigionate nell’occupazione militare, caratterizzata da saccheggi e stupri di migliaia di donne.
La violenza contro i civili è un tratto distintivo della prima guerra mondiale.

Secondo le stime degli storici militari, i cani “combattenti” uccisi nel corso della Prima Guerra Mondiale furono all’incirca un milione. Ma la strage proseguì ben oltre l’11 novembre 1918.

I primi cani ad essere soppressi furono, infatti, quelli sopravvissuti alla guerra, perchè crearono problemi logistici agli eserciti che, ovviamente, pensarono, come unica soluzione, alla soppressione: la Francia, ad esempio, ne eliminò 15.000 e, scrivono un po’ tutti i ricercatori, un numero imprecisato, ma sicuramente enorme, gli altri stati.

I vent’anni che seguirono furono, di fatto, un intermezzo tra due conflitti, durante il quale gli unici a dimenticare gli orrori e le sofferenze della grande guerra saranno i militari e le classi dirigenti. Per tutti gli altri subalterni la sola prospettiva di un secondo conflitto mondiale sarà causa di panico e follia: è così che nella Londra del settembre 1939 la popolazione, senza che nessuna autorità avesse anche solo ventilato la necessità di sopprimere gli animali da compagnia, darà inizio ad una strage. 400.000 cani e gatti britannici verranno soppressi in gran fretta dai loro padroni: nei primi quattro giorni dopo l’annuncio della dichiarazione di guerra, il 26% degli animali da compagnia residenti nella città verrà accompagnato al macello da persone che si mettono ordinatamente in fila davanti agli ingressi dei canili. Gli uomini si preparavano a morire e, temendo il ripetersi della fame e degli stenti, eliminavano bocche da sfamare.

Fra i due conflitti mondiali, i programmi militari sui cani da guerra conoscono un ulteriore sviluppo: in Italia, ad esempio, vengono aperti dall’esercito nuovi centri di addestramento, tra cui quello presso l’XI Corpo d’Armata di Udine, destinato a selezionare ed addestrare soprattutto pastori tedeschi.

Quanto agli Stati Uniti – che, nella prima guerra mondiale avevano perso circa 10.000 cani – nel periodo intrabellico creeranno, tra l’altro, una scuola militare dove i cuccioli appena svezzati vengono tolti alle madri e dato loro il cibo solo sotto alla “pancia” dei carri armati. Quando saranno sui campi di battaglia della seconda guerra mondiale, questi cani saranno tenuti a digiuno per giorni e, quindi, con un esplosivo e un’antenna di comando sul dorso, incitati a cercare cibo sotto i panzer tedeschi, dove moriranno a migliaia. Stessa sorte toccherà ai “cani mina” russi.

Anche in Germania, ovviamente, i programmi militari che coinvolgono i cani si moltiplicano in tutto il paese. Tra questi ce ne sarà uno voluto espressamente dal fhurer, che, negli anni Trenta, fonderà, vicino ad Hannover, la Tiersprechschule Asra, una “Scuola di lingue per animali” che avrebbe dovuto sfornare cani in grado di comunicare correntemente con i soldati. Un’anticipazione della follia che, di lì a poco, travolgerà nuovamente il mondo.