I cani registrati nell’Anagrafe canina regionale sono 1.214.238, pari al 12% del totale dei cani inseriti nell’anagrafe nazionale, che conta 10 milioni e mezzo di iscritti. E’ chiaro a tutti, però, che si tratta solo di una parte dei cani effettivamente presenti in Italia, anzi di una minima parte, perchè stime attendibili portano ad una presenza di cani tra i 20 e i 30 milioni di esemplari sul territorio nazionale.
L’applicazione del microchip è l’operazione che sta alla base dell’iscrizione all’anagrafe canina, che è del tutto gratuita e va fatta entro i primi tre mesi di vita del cane o entro trenta giorni dopo essere stato raccolto se randagio: se non c’è il microchip il cane resta nell’assoluto anonimato e potrebbe tranquillamente aumentare le fila dei randagi, mentre il proprietario può sfuggire più facilmente all’assunzione delle proprie responsabilità in caso di danni provocati dall’animale.
Lasciare il cane senza “carta di identità” può costare molto più caro dei 20 euro che l’Ulss chiede per applicare il microchip: sia l’art.20 della l.r. n.60/1993, sia l’art. 5 della legge nazionale n.281/1991 prevedono, infatti, una sanzione di 150 euro per chi non iscrive il proprio cane all’anagrafe canina.
Evidentemente, però, i 150 euro della sanzione non sono un deterrente sufficiente per i milioni di italiani che lasciano senza identificazione il proprio cane. E i bellunesi non sono da meno: il 25% dei circa 200 cani catturati ogni anno dall’Ulss Dolomiti perchè vaganti, randagi o semplicemente smarriti dal proprietario è senza il microchip. E’ un dato che preoccupa anche il direttore del Servizio Veterinario dell’Ulss, il dott. GiaLuigi Zanola, che sottolinea come la percentuale si sia raddoppiata in questi ultimi cinque anni, da quando cioè è cessato l’obbligo vaccinale per la rabbia. In provincia, dunque, dove ci sono circa 30.000 cani iscritti all’anagrafe, il numero di quelli privi di microchip potrebbe superare le 7.500 unità.
Iscrivere il cane nell’Anagrafe canina è un obbligo e un dovere verso il cane! E anche i veterinari liberi professionisti farebbero bene a sollecitare in ogni modo questo adempimento: forse la maggior parte già lo fa, ma è anche vero che nessuno segnala il cliente all’Ulss perchè rischierebbe di perderlo e che qualcuno addirittura consiglia ancora chi ha una cucciolata di non applicare i microchips ai cuccioli, ma di lasciare l’incombenza all’acquirente!
Bene, quindi, ha fatto la regione Lazio che l’anno scorso, proprio nell’ottica del contrasto al randagismo, ha portato fino a 1.540 euro la sanzione per chi non applica il microchip: lo faccia anche il Veneto, che proprio in queste settimane sta esaminando la riforma della legge regionale sul randagismo!