La prescrizione dei medicinali veterinari su formato elettronico sarà obbligatoria dal 1° gennaio 2019, salvo ritardi (possibili e forse probabili) del decreto attuativo.
La nuova ricetta veterinaria elettronica è prevista dalla legge 20 novembre 2017, n. 167 e coinvolgerà i medici veterinari, le farmacie e parafarmacie, i grossisti autorizzati alla vendita diretta, i mangimifici, i servizi veterinari delle Regioni/ASL e, naturalmente, i proprietari di animali, ma non solo quelli da reddito, anche quelli da compagnia.
Secondo il Ministero della Salute, la nuova ricetta dovrebbe favorire l’utilizzo corretto dei medicinali veterinari, rilevandone il consumo reale: nel caso degli animali da reddito ciò potrebbe portare a un beneficio per la salute pubblica (anche se è difficile immaginare che nessun allevatore ricorra più a internet o al mercato clandestino per procurarsi i farmaci), ma per quanto riguarda gli animali da compagnia il vero beneficio sembra essere solo per il fisco, che potrà incrociare i dati sulle riette con quelli relativi ai redditi dichiarati dai veterinari.
Per i proprietari di cani e gatti ci sarà soltanto un po’ meno burocrazia, similmente a come è accaduto con la ricetta elettronica per i farmaci ad uso umano, ma non ci sarà nessun vantaggio per quanto riguarda, ad esempio, la ridicola detrazione (al massimo 49 euro) oggi ammessa dalla dichiarazione dei redditi.
In apparenza, sembra anche non avere senso mettere in relazione la ricetta elettronica con il contrasto all’utilizzo dei farmaci ad uso umano per i propri animali da compagnia. In realtà, qualche relazione potrebbe esserci, anche se si tratta di due questioni ben distinte, perchè già adesso il D.Lgs n.193/2006 consente di curare un animale con un farmaco non veterinario solo applicando il cosiddetto “principio della cascata”, che ne ammette l’uso soltanto in casi eccezionali e secondo un ordine di priorità molto preciso: con la conseguenza che, finchè non cambierà qualcosa, i proprietari di animali da compagnia sono e saranno costretti ad usare solo i farmaci che le industrie farmaceutiche classificano per animali, farmaci che costano in media 4-5 volte di più degli analoghi per uso umano. Ma se un proprietario trovasse un farmacista disposto a realizzare un farmaco galenico come alternativa al farmaco di marca? Dovrebbe prima parlare col veterinario che deve fare la ricetta, il quale, però, ha l’obbligo di accertarsi che, per la patologia di cui soffre il nostro cane o il nostro gatto, “non esista in commercio un medicinale veterinario autorizzato in Italia per l’uso su un’altra specie animale o per un’altra affezione della stessa specie o un medicinale veterinario autorizzato in un altro Stato membro”…e la ricetta elettronica potrebbe – chissà!- aiutare le multinazionali a scoprire i veterinari che prescrivono “troppi” preparati galenici!