E’ di ieri la notizia del ritrovamento nella frazione Levego del comune di Belluno del corpo di un uomo, ridotto ormai quasi ad uno scheletro e semi mummificato. Le cause di questo stato pietoso della salma vengono ricondotte al tempo trascorso dal decesso (pare 10 giorni prima del ritrovamento) e all’azione di animali selvatici e del gruppo di cani che l’uomo teneva con sè e che per lui rappresentavano forse l’unica ragione di vita.
Le risultanze dell’autopsia diranno esattamente come sono andate le cose, ma a noi sembra davvero strano che i cani abbiano potuto mutilare il corpo e margiarne delle parti. Sono poche decine, infatti, i casi riportati dalla letteratura scientifica di proprietari mangiati dal loro cane dopo la morte: a ricordarlo, ad esempio, è una ricerca di due anni fa pubblicata dal National Geografic, che evidenzia anche come i morsi al viso (come quelli dell’uomo ritrovato a Levego) si verifichino nelle morti al chiuso, mentre quando i cani vivono all’aperto possono aggredire torace e addome e molto raramente la testa.
Noi preferiamo pensare che lo scempio del corpo non sia opera dei cani, ma piuttosto delle centinaia di ratti che vivono sul greto del Piave e che certamente sono presenti anche nell’area degradata dove il corpo è stato rinvenuto.
Dei cani – di cui ancora non si conosce il numero esatto – si sta occupando, al momento, il Settore Veterinario dell’Ulss 1 Dolomiti: la cattura non sarà, comunque, semplice in quanto animali scarsamente socializzati – come tutti quelli “vittime” dell’ animal hoarding– ma, nel frattempo, sono nutriti e sorvegliati. Apaca, come sempre in questi casi, collaborerà affinchè ai cani sia assicurata una prospettiva di futuro: un incontro promosso dal comune di Belluno è già in programma per la prossima settimana.