Nel 2014, con le ultime integrazioni e con la costruzione dei boxes di isolamento, il canile arriva ormai a una capacità di accoglienza di oltre 50 cani, capienza che viene raggiunta sempre più spesso. Le attività quotidiane sono particolarmente impegnative, ma il numero dei soci che presta attività di volontariato non cresce con la stessa velocità del numero degli esemplari da accudire.
In una parte del gruppo, poi, si fa strada un’idea nuova di canile, che porta ad abbandonare la concezione di struttura rigida di ricovero e cura per abbracciare l’idea dinamica di un luogo come centro di valorizzazione del rapporto con il cane: in sostanza, è il presidio zooantropologico che alcuni autori, tra cui l’etologo Roberto Marchesini, avevano compiutamente delineato qualche anno prima in un libro diventato rapidamente un punto di riferimento per molti.
Nel 2015, questo gruppo di soci e volontari produce nell’associazione un cambiamento di rotta, che porta molti giovani anche all’interno degli organi direttivi eletti il 21 febbraio in una movimentata assemblea, in cui a prevalere è la prospettiva di futuro assicurata da un ricambio generazionale affato scontato in un momento storico in cui sembra prevalere il disimpegno, soprattutto nelle generazioni più giovani.