Poche settimane fa, nell’approvare le nuove schede ospedaliere del Piano Socio Sanitario 2019-2023, la giunta della Regione del Veneto ha assegnato all’ospedale San Martino di Belluno il ruolo di struttura di riferimento regionale per le patologie da zecca.
In realtà, contro le nuove schede ospedaliere ha annunciato un ricorso al Tar il coordinamento dei comitati di salute del Cadore e dell’Agordino, mentre molti sindaci e qualche forza politica ha fortemente contestato i risultati di un’operazione di tagli che sembra davvero pregiudicare il diritto alla salute dei bellunesi. E’ stato quindi inevitabile che il ruolo affidato al San Martino sul fronte zecche sia passato in secondo piano, anche se si tratta di una competenza non proprio trascurabile viste le migliaia di casi di malattie trasmesse dalle zecche ai cittadini veneti: una situazione che, a luglio dello scorso anno, aveva portato il Consiglio regionale all’approvazione all’unanimità di una mozione per garantire la gratuità del vaccino non solo ai residenti in provincia di Belluno, ma anche a veronesi, vicentini e trevigiani che risiedono nella fascia prealpina.
Fin da subito erano state manifestate serie perplessità sul fatto che l’annuncio potesse tradursi in realtà e che il vaccino contro la Tbe (meningoencefalite da zecche, che, è bene ricordarlo, da tempo è un problema di sanità pubblica) davvero potesse essere offerto gratis ai cittadini dei territori più esposti al rischio contagio: ci sarebbero voluti, infatti, circa 6 milioni di euro, una spesa che la Regione pensava di scaricare sul governo nazionale, che, però, a stretto giro di posta ha fatto sapere di non voler compartecipare.
Il vaccino contro la Tbe è entrato in commercio in Italia all’inizio del 2006 e il ciclo vaccinale di base non è proprio economicissimo: prevede, infatti, la somministrazione di tre dosi distanziate di pochi mesi e richiami a cadenza triennale, per ognuno dei quali si devono versare all’Ulss 47,00 euro, che scendono a 39,00 se a vaccinarsi è un bambino.
Della gratuità, dunque, resta solo l’annuncio: quanto basta per costruire consenso, ma del tutto inutile per la prevenzione.
Ai bellunesi e ai loro cani – che risiedono in un’area ad alta endemia per la Tbe – non resta, dunque, che vaccinarsi a proprie spese o, ancor meglio…stare lontani dalle zecche, perchè, come ricorda “acutamente” l’Istituto Superiore di Sanità: “la principale forma di prevenzione per l’encefalite da zecca consiste nell’evitare di essere morsi”!
Opuscolo informativo sulle malattie trasmesse dalle zecche
Opuscolo informativo: il cane e le zecche