Se ne è andato in silenzio, senza soffrire, come raramente accade ai cani devastati da un cancro al fegato. Nessuno se l’aspettava una morte così rapida, ma almeno nel momento della dipartita la sorte con Moro è stata benigna: è uscito in passeggiata fino a domenica, poi un po’ di stanchezza e solo stamattina il rifiuto del cibo. Si sperava potesse essere un malanno passeggero, ma la visita del veterinario non ha dato alcuna speranza e così con l’eutanasia Moro ha concluso un’esistenza davvero sfortunata.
Nato alla fine del 2009, per la legge Moro era un meticcio, ma in realtà aveva tutti i caratteri del pastore belga, compresa una forte motivazione possessiva e predatoria che lo ha portato a pinzare più di una volta – e in alcuni casi a mordere – umani che non capivano i segnali che lanciava. A un anno e mezzo di vita è stato abbandonato da una persona incapace di gestirlo e dopo dieci mesi di rifugio ha trovato un adottante con cui ha vissuto, però, soltanto sei mesi. Dal 21 gennaio del 2013 Moro non ha più lasciato il canile, pinzando una decina di volontari che, però, ogni volta riconoscevano di aver sbagliato qualcosa nell’approcciarsi a lui. Tutti lo rispettavano, perchè un suo sguardo bastava per dirti quando dovevi smettere di accarezzarlo o non fare una cosa a lui non gradita, ma qualcuno dei volontari era anche riuscito ad instaurare un’ottima relazione, soprattutto da quando il suo vero malessere – la noia – veniva interrotto da giochi e passeggiate quotidiani.
Meritava certamente una famiglia – come, del resto, meritano tutti i cani del rifugio, privati della socialità per cui sono nati – ma i pochi che si sono interessati a lui, accettando ad esempio il nero profondo del suo mantello, ritiravano la disponibilità non appena venivano informati del suo carattere intransigente, un carattere che non ammetteva umani indecisi e titubanti, vale a dire una gran parte degli aspiranti proprietari di cani.
Ciao Moro. Nessuno ti dimenticherà mai.