L’amicizia tra uomo e cane passa anche per un morso?

L’amicizia tra uomo e cane passa anche per un morso?

In questo articolo si farà accenno ad alcune tecniche di ammaestramento cinofile un po’ a cavallo tra sport e attività di supporto al lavoro umano.

Il bite training e il nose (scent) training sono due esempi interessanti dal momento che si collegano direttamente a realtà come la difesa di luoghi o persone, la ricerca di dispersi, la caccia e diverse altre. Si tratta di addestramenti che insegnano al cane a effettuare un assalto controllato e a seguire specifiche piste guidato dal fiuto. Il nose (scent) training è diventata una disciplina a sé stante, sviluppatasi in California a partire dal 2006. Mentre l’allenamento al morso si può vedere nelle gare di mondioring o di “utilità e difesa”, che tra le varie prove – pista, obbedienza, e appunto attacco – prevedono anche che il cane morda a comando la manica, protetta, di un figurante. Quelle svolte, poi, sono “prove” anche nel senso che gli animali sono addestrati a determinate azioni per selezionare e testare le attitudini delle razze destinate ai lavori di utilità. Verifiche zootecniche, quindi, divenute attività sportive dove il cane ha modo di impiegare le sue capacità olfattive e predatorie.

Ed è qui che entrano in campo riflessioni, dubbi e polemiche fra chi sostiene che il cane si diverta un mondo e chi lo vede costretto a comportarsi in modo aggressivo, soprattutto quando si parla di bite training e difesa sportiva. Il cane non possiede una sua moralità ed è responsabile per lui la persona che lo educa o che lo addestra. Nel caso delle discipline sportive che prevedono il bite training entrano in campo, ancora una volta, le dinamiche fra il benessere psicofisico del cane e l’approccio educativo del suo istruttore o conduttore. L’ambiente degli addestratori cinofili è variegato, c’è chi sostiene il metodo gentile e chi ritiene efficace un atteggiamento più fermo, ma il cane, qualunque sia la preparazione che riceve, deve essere sempre trattato con rispetto. Ed è quindi necessario fare molta attenzione a chi ci si rivolge in quanto, come avvertiva per esempio Valeria Rossi nel blog “Ti presento il cane”, alcune scuole cinofile utilizzano ancora metodi e strumenti coercitivi contro gli animali, e purtroppo non soltanto per il bite training.

Per chi vuole avvicinare il proprio cane a queste pratiche è indispensabile affidarsi a professionisti esperti e competenti, che non facciano in alcun modo uso della violenza, in luoghi dove vige un’ottica di gioco e divertimento, basata sul rinforzo positivo e non sulla costrizione o sullo stimolo all’aggressività. Molti istruttori affermano che attraverso l’allenamento all’“attacco” il cane può riuscire anche a sviluppare maggiore equilibrio e controllo di sé, ma per riconoscere gli effetti di questo addestramento è fondamentale andare in profondità e saper leggere alla perfezione il linguaggio canino, per capire davvero se l’animale si senta ancora nella sfera ludica dell’entusiasmo, del piacere e della stabilità interiore. Ancora una volta, come si vede, l’argomento presenta aspetti molteplici e riguarda ragioni e motivazioni che si combattono da innumerevoli fronti aperti nel mondo cinofilo. Bisogna ricordare però che la stessa parola “cinofilia” significa “amore per i cani”, un amore per tutto ciò che riguarda il cane, inteso quindi in modo totale, al di là delle differenze fra teorie, posizioni e metodologie.