I collari che fanno male alla salute del cane (parte II)

I collari che fanno male alla salute del cane (parte II)

Tra le diverse tipologie di collari in commercio e prese in considerazione dalla ricerca del Centro di referenza nazionale per il benessere animale che opera nell’ambito dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, i “beeper” appartengono alla categoria dei collari elettronici: sono dotati, infatti, di un congegno elettronico che conduce il segnale acustico ad un altoparlante che emette, a seconda della modalità d’impiego, stimoli acustici diversi per intensità e durata (comunemente detti “beep”, da cui la denominazione di “beeper”). Si tratta di una vasta gamma di prodotti – usati principalmente dai cacciatori – che può superare l’emissione acustica di 100 dB fino a valori di 130 dB e frequenze fino a 3000 Hz. Le indicazioni precauzionali sul loro uso fornite dagli stessi produttori – ricorda il Centro – ne sconsigliano l’utilizzo in locali chiusi o da parte di bambini, a causa della possibilità di danni permanenti all’udito, mentre per quanto riguarda i cani, ne disincentiva l’utilizzo su cuccioli di età inferiore ai 6 mesi.

La pettorina è un’ottima alternativa al collare

Sembra che non esistano studi specifici sull’interpretazione dei danni all’udito dei cani e quindi il Centro si rifà a valutazioni audiometriche comparative, ricordando, in particolare, che nell’uomo la soglia del dolore è posta intorno a 120-130 dB, mentre un danno/effetto all’udito si registra già sopra gli 85 dB. Alcune ricerche sui ratti hanno provato una perdita completa dell’udito dopo la terza esposizione a un rumore di 100 dB SPL (per frequenze al di sopra dei 11kHz, per 2 ore, a distanza di due settimane). E’ quindi plausibile supporre – conclude il Centro – che l’utilizzo di questo strumento ad elevate intensità e frequenze (es. 100-130 dB SPL; 2000-3000 Hz) possa causare quantomeno un danno temporaneo all’udito del cane: oltretutto se lo strumento viene utilizzato per molti giorni ravvicinati, la restitutio ad integrum della funzionalità dell’organo potrebbe esserne compromessa.

Conclusione: l’utilizzo dei collari acustici non dovrebbe mai avvenire a valori di intensità superiori o uguali a 100 dB SPL: se ciò fosse strettamente necessario – dice il Centro –  il loro uso dovrebbe essere ridotto al minor tempo possibile (meno di un’ora), lontano dalle orecchie (per esempio legandolo alla zona più caudale dell’addome), solo su animali sani ed in buona condizione psico-fisica confermata da preventiva visita veterinaria specialistica.

Insomma: pur con tutti i distinguo fatti dal Centro, i collari acustici che i cacciatori fanno indossare soprattutto ai cani da ferma hanno effetti dannosi sulla salute e sul benessere del cane: non potendo contare sulla sensibilità di chi oggi li utilizza, è chiaro che solo un pieno divieto legislativo (senza eccessivi distinguo) aiuterebbe a impedirne sempre l’uso!