Parliamo ancora delle problematiche di salute legate alla genetica canina, un argomento che sta particolarmente a cuore a chi, come l’associazione Apaca, si batte per la cura e l’adozione dei cani abbandonati ma anche maltrattati.
Diversi studi dedicati all’origine del cane ipotizzano che, da quando uomini e lupi si sono incontrati – tra trentamila e quindicimila anni fa – è avvenuta una progressiva domesticazione che ha portato a mutamenti comportamentali e morfologici nei progenitori dei cani fino a trasformarli nei migliori amici dell’uomo. I quali da quei tempi remoti hanno subìto una metamorfosi incredibile. Ad oggi si contano circa quattrocento razze canine, dalle caratteristiche morfologiche e caratteriali più disparate e spesso ormai lontanissime dal loro antenato, direttamente collegate all’utilità che il cane ha saputo offrire alle svariate attività che l’uomo ha scoperto, inventato, perfezionato: sono nati così i cani da pastore, da caccia, da guardia, fino ad arrivare ai cani da compagnia.
Ma circa duecento anni fa l’uomo ha iniziato a creare una differenziazione artificiale in base a motivazioni puramente estetiche, come spiega al portale Oggiscienza la veterinaria Barbara Gallicchio, fra i primi esperti ad occuparsi di quello che viene definito “maltrattamento genetico”. Ovvero una forma di crudeltà procurata ai cani attraverso la selezione genetica: pur di mantenere le caratteristiche dello standard si spinge la manipolazione all’estremo e si continuano a mantenere i difetti fisici e neurologici congeniti propri di una determinata razza, ai quali sono imputabili diverse patologie che oggi sappiamo affliggere numerose tipologie canine con pedigree. È il caso per esempio della sindrome brachicefala in razze come il bulldog inglese, francese e il carlino. Il difetto e addirittura la patologia quindi sono diventati il canone di “bellezza” ricercata nel cane di razza, un paradosso che pare essere sostenuto dalle gare canine come il World Dog Show, che stabilisce ogni anno a livello mondiale quale sia la razza più accattivante a livello estetico, esaltando talvolta caratteristiche che nascondono mancanze e malattie.
Le cose fortunatamente stanno cambiando anche nell’ambito della regolamentazione di questo tipo di competizioni. Il veterinario Francesco Collivignarelli racconta alla rivista La settimana veterinaria che Il Kennel Club, la versione britannica dell’ENCI, rivolgendosi ad allevatori e giudici di esposizioni, ha recentemente stabilito che “ogni cane deve poter vedere, respirare e muoversi senza disagio o dolore”. Sempre dall’Inghilterra arriva poi la campagna della British Veterinary Association “Breedtobreathe” che dal 2018 combatte il mercato basato sul maltrattamento genetico scoraggiando l’acquisto di cani di razza brachicefala i quali, anche a causa del loro essere diventati alla moda e quindi molto richiesti, vedono alimentata e in qualche modo normalizzata la loro condizione di belli… e malati.