Dopo la splendida sequenza di adozioni di fine 2019 e inizio 2020, anche in queste settimane successive al lockdown si susseguono una dopo l’altra le uscite dal rifugio di cani che corrono incontro a vite nuove e serene: eventi che ci riempiono di gioia e ci rendono anche un po’ orgogliosi del lavoro e dell’impegno con cui Apaca affronta e gestisce gli abbandoni e i maltrattamenti in questa provincia.
Adottare un cane è una scelta profondamente impegnativa ed eticamente rilevante. Voler prendere con sé un cane abbandonato nasce certamente da uno slancio interiore spesso magari tanto affettuoso quanto urgente, ma in realtà si tratta di un gesto di enorme responsabilità, che va ponderato bene ed esaminato sotto molteplici aspetti, per evitare di trovarsi in una situazione inaspettata e fuori controllo.
L’anno scorso Apaca ha pubblicato una guida esaustiva e di agile lettura contenente informazioni utili per fare da bussola a chi ha in cuore la decisione di aiutare un cane in attesa di adozione. Nel 2014, LAV ha invece definito alcune linee guida per la creazione e la gestione dei canili ed elencato anche gli elementi di una buona adozione, spiegazione sempre valida e attuale per ogni struttura dedicata agli animali abbandonati. La quale chiama in causa due attori principali, i responsabili che gestiscono il rifugio e il potenziale adottante.
Per quanto riguarda l’adottante è necessario che dimostri di possedere soprattutto le caratteristiche psicologiche, economiche e pratiche adatte per portare a vivere con sé un cane dal passato spesso doloroso e dal presente delicato: il grado di consapevolezza che mostra verso la sua decisione, la capacità fisica e mentale indispensabili per occuparsi di un cane, le risorse che può mettere in campo per mantenerlo, gli spazi e lo stile di vita adeguati alla vita condivisa con un cane, primo fra tutti l’avere tempo, tanto tempo, da dedicargli, soprattutto nei primi tempi della nuova condizione. Sono criteri che si cerca di capire in modo obiettivo attraverso incontri con l’adottante in rifugio, di regola in presenza del cane individuato, l’uso di questionari pre e post affido e, cosa fondamentale, il mantenimento dei contatti, continui e proficui anche dopo l’adozione.
Ma il requisito essenziale per l’adottante è probabilmente quello della motivazione: cosa spinge le persone a prendersi cura di un cane proveniente da un rifugio? È sicuramente il parametro meno oggettivo e conoscibile, perché ognuno è spronato da una giustificazione interiore e personale, ognuno ha percorso una strada tutta sua per giungere alla decisione di adottare un cane, fatta di esperienze, situazioni e sentimenti non riconducibili a poche righe o poche parole. Pensare alla spinta generosa che riesce a produrre tanto benessere per i cani, ci ha reso curiosi di sapere quali sono le cause che persuadono a prendersi cura di un animale spesso bisognoso di cure particolari, magari anziano, problematico, afflitto da paure o menomazioni fisiche. E quindi vi chiediamo, se ne avete voglia e tempo, di parlarci del motivo, dell’evento, dell’emozione o del pensiero che vi ha mosso proprio verso quel musetto, quella coda che si muoveva appena, quell’ammasso di pelo che vi ha travolti e vi ha fatto pensare: “Sì, questo qua lo porto via con me”. Potete raccontarci la vostra storia sui social o utilizzare il modulo di contatto qui sotto.
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