La notizia sta facendo rapidamente il giro dei social: all’aeroporto di Helsinki (Finlandia) i passeggeri possono scegliere si sottoporsi a un test alternativo rispetto al tampone…ossia farsi annusare da uno dei 16 cani che partecipa al programma pilota dell’Università di Helsinki e che ha proprio come obiettivo capire se davvero i cani possono aiutare nell’individuazione dei soggetti contagiati.
L’iniziativa non è la sola che gli scienziati hanno avviato in questo periodo. Già qualche mese, ad esempio, un gruppo di studio dell’Università di Hannover (Germania) aveva scoperto che, dopo appena una settimana di training, i cani erano in grado di distinguere nel 94% dei casi i campioni di saliva infetti da coronavirus. A giugno, in Francia, è stato pubblicato uno studio in cui si afferma che chi ha contratto la CoViD-19 ha un odore corporeo “particolare” che i cani potrebbero percepire. Un esperimento del tutto simile a quello finlandese è iniziato anche all’aeroporto di Dubai il mese scorso.
In Australia, Francia, Germania e Gran Bretagna gruppi di studio stanno lavorando su progetti simili, ma la Finlandia è il primo paese in Europa a mettere al lavoro i cani per fiutare il coronavirus. E a rendere quasi certo l’imminente impiego dei cani nell’individuazione dei contagiati da Covid-19 non c’è solo la loro grande capacità olfattiva, ma anche la certezza che essi non veicolano il virus, a differenza, ad esempio di gatti e visoni che sembrano, al contrario, infettabili.