Il capodanno è una convenzione umana: in realtà non ci sono un anno vecchio da salutare e un anno nuovo da accogliere, c’è solo la banale prosecuzione del tempo che è passato. E la morte di Betty è stata esattamente così: nella notte di capodanno un ictus l’ha colpita e qualche ora dopo, nel primo giorno del nuovo anno, l’eutanasia è stata la miglior scelta per lei.
La vita di Betty è corsa parallela a quella di Martina: quasi coetanee, entrambe abbandonate nel territorio di Quero, tutt’e due recuperate dal canile sanitario lo stesso giorno, il 4 gennaio del 2010, e poco dopo trasferite nel rifugio di Apaca, dove hanno trascorso la maggior parte della vita insieme nello stesso box. E pure la morte le ha raggiunte alla medesima età: 13 anni per entrambe anche se a distanza di un paio d’anni l’una dall’altra.
Nessuno ha mai preso in considerazione un affido, mentre non sono mancate le adozioni a distanza: perchè Betty – ma valeva anche per Martina – ispirava la triste tenerezza che spesso si prova per gli esseri che sanno stare soltanto da soli e che si fanno aiutare solo da lontano.
Erano rari gli entusiasmi per Betty, che riusciva però a godersi le passeggiate con i volontari, dai quali si lasciava spazzolare e accarezzare. Brevissima anche la malattia – sostanzialmente una decina di giorni di inappetenza, ma senza dolore – che le cure prestate non hanno potuto guarire. E’ morta nell’ambulatorio veterinario che segue il rifugio, ma non è morta sola: con Lei c’erano Francesca e Marty…
Ciao Betty.