Nel 2021, uno studio dell’Università di Budapest ha provato che i cani hanno una qualche forma di coscienza di sé poiché sono in grado di identificare il proprio corpo come un ostacolo e di agire di conseguenza.
I ricercatori sono partiti dalla considerazione che la consapevolezza del corpo è un precursore neuro-ontogenetico per l’auto-rappresentazione di ordine superiore: senonchè, sembra sia mancato finora un approccio sperimentale ecologicamente valido per esso tra le specie non umane. Per i cani il gruppo di ricerca ha preparato un test che permetteva di misurare la percezione del proprio “corpo come ostacolo”. In pratica, i cani dovevano raccogliere e dare un oggetto al loro proprietario, mentre erano in piedi su un piccolo tappetino, al quale era stato attaccato l’oggetto: quindi i cani dovevano lasciare il tappetino perché altrimenti non avrebbero potuto sollevare l’oggetto stesso.
I cani sono usciti dal tappetino più frequentemente e prima in questa condizione di test (cioè con l’oggetto attaccato al tappetino) piuttosto che nella condizione in cui l’oggetto era sotto il tappetino, ma in entrambe le occasioni i cani hanno dimostrato di comprendere quali fossero gli ostacoli e cosa poteva interferire o meno nel compito che era stato loro assegnato di prelevare l’oggetto e consegnarlo al proprietario.
Il superamento del test da parte dei cani è dunque la prova convincente della capacità di possedere la consapevolezza del loro corpo attraverso la comprensione della conseguenza delle proprie azioni. Un’ulteriore conferma delle straordinarie capacità dei cani – ma lo stesso può dirsi di altri animali – il cui riconoscimento è reso possibile dall’affermazione della biologia evoluzionistica e soprattutto delle scienze del comportamentamento, un ambiente di conoscenza che fa apprezzare la diversità e, in assenza di un comune linguaggio articolato, favorisce ad esempio la lettura inter-specifica di stati emotivi così come la capacità reciproca di modificare gli stati emozionali e, di conseguenza, i comportamenti.