L’indagine realizzata nell’ambito del progetto “Reinserimento sociale di cani ospitati presso canili: analisi etica e conoscenze preliminari per lo sviluppo di un protocollo di selezione nell’ambito degli interventi assistiti con gli animali” dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha destinato un gruppo di domande alla raccolta delle osservazioni di chi opera all’interno dei canili-rifugi italiani in merito al comportamento dei cani nelle strutture. Le informazioni raccolte sono di natura necessariamente soggettiva e parziale, dato che ciascun osservatore esprime un proprio giudizio che dipende da un insieme di variabili (incluse professione, ruolo svolto all’interno del canile/rifugio, etc.).
Il dato di base riguarda il fatto che più del 50% dei rispondenti è in accordo con l’affermazione “I cani in canile/rifugio manifestano problemi comportamentali” e rispetto a questo, il 50,17% ritiene che i cani vadano incontro a una progressiva destrutturazione di alcuni aspetti comportamentali dopo il loro ingresso in canile, mentre il 43,55% dei partecipanti attribuisce la comparsa dei comportamenti problematici osservabili in canile a un momento antecedente l’ingresso del cane in struttura.
I dati raccolti evidenziano che fra i problemi comportamentali osservati più spesso fra chi opera, a vario titolo, in canile-rifugio vi sono (in ordine di frequenza): abbaiare incessante, iperattività, comportamenti distruttivi, comportamenti aggressivi nei confronti di cani sconosciuti, tempi più lunghi rispetto ai tempi usuali per calmarsi dopo uno stato di agitazione. Fra i fattori che, secondo gli intervistati, influenzano maggiormente la comparsa di comportamenti problematici in canile prevalgono la storia pregressa del soggetto e la durata della permanenza in canili.
Per ciascuno di questi fattori, le persone intervistate hanno anche indicato quali condizioni, secondo la loro esperienza, rendono i cani particolarmente vulnerabili al contesto del canile-rifugio. Relativamente alla razza, i molossoidi e i cani da pastore e bovari sono quelli segnalati con maggiore frequenza rispetto alle altre razze. Invece, rispetto al sesso dell’animale, ben la metà degli intervistati non ha saputo esprimere un’opinione, ma dell’altra metà che il 92,62% ritiene che i cani appartenenti al sesso maschile siano i più vulnerabili al contesto del canile/rifugio. Anche aver subito maltrattamenti prima dell’ingresso in canile e una lunga permanenza (più di 4 anni) in canile sono considerate condizioni che possono rendere l’animale particolarmente vulnerabile al contesto del canile.
E’ stato chiesto, infine, ai partecipanti alla ricerca di indicare quanto ritenessero importanti diversi aspetti di un canile-rifugio (aspetti strutturali, aspetti legati alla gestione del personale, aspetti legati alla vita del cane, aspetti legati alle interazioni con umani e conspecifici e altri aspetti gestionali) al fine di preservare il comportamento del cane dopo il suo ingresso in canile. Secondo i rispondenti, le caratteristiche del canile/rifugio più importanti in tal senso sono, in ordine di importanza: la qualità dei contatti sociali del cane con l’essere umano, la pianificazione di un percorso educativo per ciascun cane in funzione delle sue esigenze, la presenza di figure professionali specifiche (es. operatore cinofilo/educatore cinofilo/istruttore cinofilo/riabilitatore cinofilo, medico veterinario comportamentalista, medico veterinario, etc.), la formazione del personale, il grado di pulizia della struttura, la presenza di un regolamento condiviso da tutti gli operatori del canile, la frequenza dei contatti sociali del cane con l’essere umano.