Dal 29 luglio 2020 in Grecia è vietata la macellazione dei cavalli e quindi, come per i cani e i gatti, il loro utilizzo nella produzione di carne, pellame, medicinali e prodotti vari. In sostanza, dal 2020 i cavalli non sono più animali da reddito ma sono diventati, a tutti gli effetti, animali d’affezione, esattamente come i cani e i gatti: una svolta etica e normativa di grande significato, unica in Europa.
E in Italia? Nel nostro Paese c’è una notevole consumazione di carne equina, “alimentata da falsi miti e tradizioni becere – dice IHP (Italian Horse Protection), una onlus che si occupa di tutelare i cavalli e gli altri equidi –, tanto da rendere il nostro Paese il primo in Europa sia per macellazioni di cavalli che per consumo di carne anche importata dall’estero”. Non mancano le macellazioni clandestine e non ci si preoccupa minimamente di indagare sulla carne proveniente dal Canada, dall’Australia, dall’Argentina e dall’Uruguay, tutti paesi in cui sono stati documentati maltrattamenti e atrocità nell’allevamento così come nella macellazione.
Non sarà, dunque, facile approdare a un risultato come quello raggiunto in Grecia: interessi economici e abitudini alimentari sono due ostacoli che, al momento, sembrano insormontabili. Approfittando dell’allarme alimentare che nel 2018 si era diffuso per l’introduzione della carne equina in numerose e diverse tipologie di alimenti, prodotti e commercializzati da note aziende nazionali e internazionali le cui etichette specificavano trattarsi di prodotti contenenti carne bovina, l’on.le Brambilla presentò a marzo dello stesso anno la proposta di legge n.96, con la quale si chiedeva che il cavallo, il pony, l’asino, il mulo, il bardotto, gli ibridi di cavallo e zebra e gli ibridi di asino e zebra fossero riconosciuti quali animali di affezione, vietando pertanto la loro macellazione e la vendita ed il consumo della loro carne.
Si trattava di dodici articoli ispirati al principio enunciato dall’articolo 13 del Trattato di Lisbona: l’Unione e gli Stati membri devono tenere pienamente in conto le esigenze in materia di benessere degli animali “in quanto esseri senzienti e, di conseguenza, portatori di diritti”.
La proposta di legge ovviamente non ha portato alcun risultato e non è mai uscita dalla pastoie della Commissione Agricoltura. E così anche in Veneto (come in molte altre parti d’Italia) cavalli, ponies, asini, muli e bardotti continuano ad essere macellati e la loro carne venduta e mangiata, vestendo il tutto di una pseudocultura becera: “l’utilizzo e la preparazione delle carni di cavallo, puledro e asino – si legge ad esempio nell’Atlante dei prodotti agroalimentari di Veneto Agricoltura- , che fanno parte integrante della cucina tipica padovana, sembra aver avuto inizio utilizzando le carni degli animali uccisi nelle numerose battaglie medioevali particolarmente cruente nella pianura a sud e sud-est di Padova. Da considerare, inoltre, che la carne equina ha contribuito nel passato ad aggiungere un po’ di proteine ad un regime alimentare povero e basato sopratutto su ortaggi e cereali”. Tutte circostanze e motivazioni che di certo meritano di essere perpetrate nell’offerta culinaria contemporanea…che esprime davvero al meglio la mancata evoluzione della specie umana!!