Ha vissuto per quasi dieci anni con un uomo che non era in grado di badare a se stesso e in condizioni di detenzione che concretizzavano il maltrattamento: ha cominciato presto a utilizzare il morso come mezzo principale di comunicazione delle sue emozioni e del suo disagio, finchè è stato classificato come cane pericoloso dal Servizio Veterinario dell’Ulss 1 Dolomiti, che ne ha caldeggiato il trasferimento in Apaca. Sono cominciati così, il 12 aprile 2016, i sei anni di permanenza di Rex in rifugio, dove non solo ha riaffermato con convinzione la sua propensione e predilezione per il morso, ma ha a lungo accettato di interagire solo con pochissimi volontari e mai con i consimili.
Del resto, sappiamo che il cane non morde mai senza una ragione per lui significativa e ciò non poteva non valere anche per Rex. Probabilmente, durante il periodo di socializzazione REX-cucciolo non ha avuto la possibilità di acquisire gli autocontrolli, manifestando da adulto una sostanziale incapacità di controllarsi, reagendo ad ogni minimo stimolo e addentano tutto ciò che aveva a disposizione. Una condizione emozionale e caratteriale che non ha potuto che peggiorare per le condizioni di detenzione, prima come adolescente e poi come adulto, che lo hanno convinto a reagire con la stessa violenza che subiva ogni giorno, diventando un cane perennemente “in guerra” con il mondo.
Poi, due anni fa, le prime avvisaglie di una paralisi progressiva degli arti posteriori che lo ha portato a una disabilità molto importante, affrontata anch’essa “a morsi”, con una determinazione e una voglia di vivere davvero rari. E in questa fase triste e complicata della sua vita Rex ha rinunciato proprio al morso, la sua arma di “difesa” dal mondo, si è lasciato curare e accudire, accarezzare e coccolare: ha fieramente accettato il carrellino per la deambulazione, che per molto tempo gli ha permesso di gironzolare per il rifugio ed ha mostrato di apprezzare molto la nuova detenzione in infermeria, dove non solo gli inverni erano più caldi ma, sempre da immobile o più recentemente da sdraiato su un fianco, poteva anche partecipare alla preparazione dei pasti, alla medicazione degli altri cani e alle chiacchierate delle volontarie. Nella bella stagione, poi, restava sdraiato nel giardino di fronte alla sede ad osservare la vita del rifugio e i tanti che si fermavano a salutarlo con rispetto.
Ieri l’eutanasia all’età di 15 anni, necessaria per l’aggravarsi delle condizioni soprattutto cardiache e renali, che è stata praticata in rifugio dalla veterinaria, nella sicurezza psicologica di quel box di infermeria che nell’ultimo periodo di vita è stata la sua “casa”, in compagnia di Manuela e Paola, che, insieme anche ad altri volontari, soprattutto in questi ultimi due anni hanno il grande merito di aver fatto conoscere a Rex la bellezza e la positività della relazione amorevole con gli uomini, quella che a tutti i cani dovrebbe essere data ma che, invece, l’animale umano nega troppo spesso a tutto ciò con cui entra in contatto!