Finalmente ha trovato una famiglia. Era in rifugio dal 20 dicembre 2010 e rischiava di restarci per tutta la vita, perchè come “cane pericoloso” non poteva essere adottato da chiunque, ma solo da chi accettava le condizioni imposte dall’autorità sanitaria.
Pongo, un meticcio di 6 anni era ed è un “cane morsicatore” di livello 2, un marchio che gli è stato imposto dopo una morsicatura ad un essere umano e che lo faceva e lo fa annoverare tra i cani “pericolosi” e “aggressivi”, in grado cioè di mettere in pericolo l’integrità fisica di un essere umano o eventualmente di un altro cane.
Della questione dell’aggressività canina e della “pericolosità” dei cani si è iniziato a parlare negli anni Novanta del secolo scorso, quando la “comprovata pericolosità” divenne una delle tre ipotesi nella quali era possibile procedere alla soppressione dei cani ospitati nei canili sanitari. Ma è negli Duemila che – a causa soprattutto delle aggressioni spesso amplificate a dismisura dalla stampa e dalle Tv – si sviluppa una vera psicosi nell’opinione pubblica, che il legislatore percepisce immediatamente, provvedendo ad emanare inutili liste ed elenchi di razze potenzialmente pericolose per la collettività, salvo poi ritornare sui propri passi e ridimensionare queste generiche “criminalizzazioni” in una nozione del tutto nuova di “cane impegnativo”.
Ecco! Pongo era un esemplare “impegnativo”, che faceva parte della crescente popolazione di cani definiti o perccepiti come “pericolosi” che, fin dal loro arrivo nei canili-rifugio, creano subito problemi, perchè devono essere messi in un box da soli e bisogna limitare al massimo i contatti con gli altri cani e con le persone.
In realtà, Pongo ha vissuto in isolamento intraspecifico e con ridotti contatti interspecifici solo per qualche settimana: il tempo di capire che il suo livello di aggressività era sufficientemente governabile e Pongo ha potuto godere della compagnia prima di Chicca, una dolcissima femmina di pastore tedesco e poi di Lupa, anch’essa femmina di pastore tedesco a pelo lungo che ha lascitao il rifugio solo poche settimane fa. Quanto ai contatti con i volontari, è bastato far adottare dai volontari una corretta postura per dissuaderlo da “monte” non gradite, mentre, per tutto il tempo della permanenza, nessuno è mai stato morsicato da Pongo.
Ciò non significa che il cane non si fosse meritato il marchio di “cane morsicatore” ed il servizio veterinario dell’Usl ha sicuramente fatto il proprio dovere. Ma il caso di Pongo è emblematico di come la classificazione di pericolosità sia formulata quasi esclusivamente sulla base dell’osservazione del cane e dell’esperienza del veterinario dell’USL, costretto ad assumersi una responsabilità non di poco conto sia nei confronti dell’animale che della popolazione umana.
Ciò che manca, infatti, è uno strumento di valutazione standardizzato e riconosciuto dalla comunità scientifica, basato su parametri oggettivi attraverso i quali formulare – con maggiore affidabilità di adesso – la valutazione di pericolosità, parametri che tengano conto di un dato di partenza inconfutabile, ossia che l’aggressività è un istinto ineliminabile del cane, come di altri animali, che ha lo scopo di garantire la sopravvivenza dell’individuo e della specie: perciò, la manifestazione dell’aggressività solo in rari casi è “immotivata” o “incontrollata”, mentre più spesso è conseguenza di situazioni ben definite (aggressività per la gestione di una risorsa, per paura, territoriale, da frustrazione, da persistenza del contatto fisico, ecc.) che l’aggredito non ha saputo o voluto decifrare, determinando, nel caso delle aggressione ad umani, la rottura del precario equilibrio inter-specifico.
Pongo, comunque, ce l’ha fatta: se ne è andato dal rifugio insieme alla sua nuova famiglia, che ha messo in sicurezza il giardino di casa, ha accettato di dover condurre sempre il cane con la museruola ed il guinzaglio nelle aree pubbliche o aperte al pubblico e di non lasciare mai il cane incustodito alla presenza di estranei o di bambini e di frequentare un corso specifico di educazione alla gestione dei cani “pericolosi”.
Noi vogliamo credere che Pongo saprà ricambiare la sua nuova famiglia con l’amore e la dedizione di cui è capace!