Recuperata la cagnetta randagia della stazione di Belluno

Recuperata la cagnetta randagia della stazione di Belluno

Vagava da ottobre dell’anno scorso dopo essere sfuggita al controllo di una stallante bellunese a cui era stata consegnata da un canile del Sud Italia per essere adottata in zona. La cagnetta, di taglia media e perfettamente a suo agio nella vita da randagia, a dicembre aveva deciso di stabilirsi presso la stazione ferroviaria di Belluno, da cui partiva la mattina presto per girovagare in tutta la città e dove ritornava alla sera per trascorrervi la notte.

L’area della stazione ferroviaria di Belluno (Wikipedia)

L’Associazione Apaca aveva subito segnalato la pericolosità della situazione anzitutto per l’incolumità del cane ed i Servizi Veterinari dell’Ulss Dolomiti – soprattutto attraverso l’attività della dott.ssa Maria De Salvador – hanno attivato un monitoraggio per individuare il miglior modo per catturarla. Due volontari di Apaca, Alessandra Lentini e Mitia Quagliano – che fanno anche parte del personale ferroviario – hanno provveduto ad alimentarla due volte al giorno e a fidelizzarne il comportamento, sensibilizzando contemporaneamente macchinisti e operatori delle Ferrovie dello Stato, che in tutti questi mesi non solo hanno moltiplicato l’attenzione nella movimentazione dei treni, ma anche segnalato la presenza del cane nei vari punti del nodo ferroviario, agevolando in tal modo la formazione di percorsi più sicuri.

Ci sono volute parecchie settimane perché i volontari di Apaca riuscissero ad instaurare un contatto minimo e soprattutto a cadenzare a un orario fisso il rientro della cagnetta nell’area della stazione per il pasto. Alla fine, ieri sera la cagnetta è entrata nella gabbia autocatturante che per mesi aveva snobbato e ora è al sicuro presso il canile sanitario, che effettuerà anche le indagini del caso.

E’, infatti, doveroso che le responsabilità siano accertate perché si è messa in pericolo la vita del cane e anche la sicurezza della circolazione veicolare della città e quindi, indirettamente, la sicurezza delle persone. Del resto, il traffico di cani dal Sud – a prescindere dalla buona fede della bellunese di turno – è spessissimo solo questo: incompetenza, superficialità, protagonismo e talvolta speculazione. Si rinchiudono in aree urbane e miniappartamenti cani nati liberi e si tacciono problemi comportamentali e malattie da cui cuccioli e adulti sono affetti: il risultato è che in troppi casi si generano problemi di convivenza, con cani segregati o abbandonati o scaricati nei canili del Nord.

Apaca ha chiesto che la cagnetta non torni al Sud e che neppure sia restituita a chi l’aveva in stallo, ma sia affidata al rifugio. E per lei è già pronto un nome nuovo: si chiamerà Geigei, che non a caso è un pezzetto del nome dell’orsa trentina (JJ4) che proprio in questi giorni la parte migliore del Paese è riuscita forse a salvare dall’abbattimento.