Rio è stato recuperato vagante dal Servizio Sanitario dell’Ulss n.1 Dolomiti e molto probabilmente è stato abbandonato: a solo un anno di età era, infatti, in grado di gestire le relazioni sia con gli umani che con i propri simili e dimostrava di non temere gli ambienti domestici. In rifugio, ha comunque seguito un percorso che gli ha permesso di attenuare la timidezza, di acquisire una migliore sicurezza ed un buon equilibrio, arrivando a fidarsi dei volontari.
Ha trascorso un anno in rifugio prima di essere accolto in una famiglia. La ragione dell’attesa non va ovviamente cercata nello stato di salute (ottima) o nella dote comportamentale (grande dolcezza e assenza di derive aggressive) del cane, ma pensiamo sia imputabile semplicemente alla circostanza che si tratta di un incrocio in cui prevale il morfotipo del pastore tedesco, una razza oggi non più “alla moda”. E così Rio ha dovuto attendere una famiglia alla ricerca del suo primo cane, desiderosa di accogliere un soggetto da aiutare ed indifferente all’estetica, fermo restando che Rio era ed è comunque un bellissimo esemplare.
E’ così che Rio ha incontrato Massimo, che, dopo una frequentazione di alcuni fine-settimana, ha preso con sé il cane e lo ha portato in un contesto familiare che dedica a Rio ogni attenzione immaginabile e nel quale il cane ha davvero assunto un ruolo equivalente a quello di ogni altro componente. Ne è nato un legame che, in poco tempo, si è fatto profondo e reciprocamente rispettoso, senza eccessi o reazioni sgradite da parte di nessuno ed una infinita dolcezza nell’aria…
Massimo sa di dovere molto a Rio (che ha reso reale un “sogno”), ma anche Rio ha già capito di dovere a Massimo la gratitudine di chi non proverà mai più nella vita né l’abbandono, né l’arroganza, nè la violenza di un umano.