Non abbiamo mai reagito alle affermazioni ingiuriose o false che sono state pubblicate sui social, ma recentemente due profili FB hanno superato il limite di tollerabilità che ci eravamo posti.
Per un account Facebook abbiamo chiesto la pubblicazione di una smentita che il proprietario ha pubblicato nella propria pagina e il cui screen shot è riprodotto a fianco a beneficio di tutti gli Amici dell’associazione. E’ una smentita che il legale di Apaca ha richiesto a tutela non solo dell’Associazione – che l’autore accusava di aver tradito e perso la natura di onlus (“soldi tolti agli animali che detengono…A casa mia volontariato è fare di tutto senza percepire niente. Purtroppo è così da diversi anni…Fanno “volontariato” con il tornaconto”) e, perciò, di non meritare più la destinazione del 5×1000 – ma anche di tutti i volontari che quotidianamente prestano la loro attività in forma assolutamente gratuita e meritoria a favore del canile-rifugio.
Per un altro account, invece, stiamo presentando querela presso la Procura della Repubblica, poiché si tratta di insinuazioni gravemente diffamatorie, con le quali si è lasciato intendere che l’associazione ostacolerebbe le adozioni perché interessata a trattenere i cani in rifugio per non ben definite convenienze economiche. Un’illazione gravemente lesiva della reputazione di Apaca, che, diversamente da altre realtà, vive di quote associative, donazioni e lasciti e non percepisce alcun contributo pubblico, ma soltanto i rimborsi che i comuni sono tenuti a versare per i cani rinvenuti vaganti sul loro territorio (attualmente sono 5 soggetti sui 26 presenti) nella misura stabilita dal Tariffario regionale per i canili-sanitari. Si tratta di somme esigue, che Apaca – nonostante non vi sia alcun obbligo giuridico in tal senso – ha deciso di pubblicare ugualmente sul proprio sito alla pagina che, non a caso, si chiama “trasparenza”, mentre per tutti i dati amministrativi e contabili il riferimento è diventato, come per tutte le organizzazioni di volontariato, il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.
“Arroganza, falsità, fake news e insinuazioni diffamatorie – dice Paola Lotto, presidente di Apaca – sono ormai all’ordine del giorno, in un chiacchiericcio pseudo-animalista che crea danno prima di tutto ai cani ospiti del rifugio, che attendono pazientemente un’adozione consapevole da parte dei cittadini bellunesi, spesso impegnati a guardare altrove e che invitiamo a non farsi influenzare da maldicenze prive di fondamento e a venire a conoscerci e a toccare con mano il nostro modo di lavorare, sempre ed esclusivamente orientato alla tutela del benessere dei cani e al rispetto dei loro diritti e del loro vissuto. Non abbiamo mai reagito a provocazioni e falsità messe in rete, ma ora ci siamo davvero stancati e reagiremo in tutte le sedi per tutelare la reputazione di Apaca, dei nostri 46 volontari – che regalano al rifugio tempo prezioso non solo senza percepire ovviamente alcun tipo di emolumento o rimborso spesa ma spesso donando danaro e beni al rifugio – nonchè dei 250 soci che, da 29 anni, credono in noi e nel nostro progetto”.