Con l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi cosa c’è di meglio che trovare un momento da dedicare a una bella lettura a tema canino? Se poi questa è calata in atmosfere cupe e un po’ lugubri, in attesa di Halloween e delle sue storie dell’orrore, il piacere diventa praticamente perfetto.
Un libro indicato per dare il benvenuto a ottobre è sicuramente “Cuore di cane”, scritto dalla penna mordace di Michail Bulgakov e pubblicato nel 1925. Il cane di cui si parla in questo breve romanzo è Pallino, un randagio che si aggira per le strade di Mosca affrontando il gelo, la neve e la cattiveria degli uomini. Un giorno però pare incontrare un generoso benefattore, il professor Filipp Filippovič Preobraženskij, che lo porta con sé nella sua calda e comoda dimora. Fino a qui sembrerebbe che il lieto fine sia alle porte, come una di quelle adozioni andate a buon fine senza alcun intoppo. Pallino viene accolto in casa e, curato e sfamato, diventa un bel cane “dal folto pelo color caffè e dal muso simpaticamente soddisfatto”. Si sente proprio “un principe dei cani in incognito” ma la felicità di Pallino svanisce all’improvviso la notte in cui il professore, aiutato dal suo assistente Ivan Arnol’dovič, lo sottopone a un folle esperimento scientifico che lo porterà ad assumere le sembianze di un uomo. Pallino, da cane assennato e intelligente che era – in strada aveva anche imparato a leggere per riconoscere le insegne dei negozi dove trovare da mangiare – si tramuta suo malgrado in un essere primordiale e selvaggio il quale, via via che va perdendo la sua natura canina in favore di quella umana, si dimostra sempre più abietto, gretto e prepotente. E quando la trasformazione dal cane Pallino al cittadino Pallinov sarà completa, la situazione andrà completamente fuori controllo per Filipp Filippovič, Ivan Arnol’dovič e gli altri personaggi della storia.
Con questa favola moderna e nerissima, Bulgakov non solo volle scrivere una feroce satira della società del suo tempo, ma anche metterci in guardia contro l’assurdo e tracotante desiderio di onnipotenza dell’uomo, che si vuol credere demiurgo e creatore calpestando la natura e le sue leggi. In questa sua critica graffiante e quasi horror possiamo leggere anche un altro messaggio, captato da tutti gli amanti dei cani: non potremo mai saperlo con certezza, ma la mente e soprattutto il cuore di un cane talvolta superano in acutezza e sensibilità quelli posseduti da molti esseri umani, come dichiara Filipp Filippovič: “il suo cuore non è più di cane, ma umano, proprio umano. Ed è uno dei cuori più infami tra quanti ne esistano in natura!” Starà ad ogni lettore, leggendo il finale del romanzo, decidere se essere d’accordo oppure no con le parole rassegnate dello scienziato, pronunciate dopo aver capito che il cuore di un cane non andrebbe mai maltrattato