La coscienza negli animali

La coscienza negli animali

La Dichiarazione di New York e la speranza di un miglior futuro per gli animali

Il 19 aprile scorso un nutrito gruppo di studiosi e scienziati ha sottoscritto e presentato la Dichiarazione di New York sulla Coscienza Animale, un documento importantissimo, destinato ad aprire una nuova prospettiva per tutti gli animali non umani, poichè non solo incoraggia un maggior lavoro da parte della scienza su questo fronte, ma spinge l’umanità e i decisori politici a una maggiore riflessione sul benessere animale.

Gli ultimi dieci anni sono stati un periodo entusiasmante per la scienza della cognizione e del comportamento animale – dicono gli scienziati. Nuovi risultati sorprendenti hanno lasciato intendere una vita interiore sorprendentemente ricca in una vasta gamma di altri animali, tra cui molti invertebrati, alimentando un rinnovato dibattito sulla coscienza animale.” E riportano dieci esempi chiave:
– i serpenti giarrettiera, che hanno superato il test sull’autoriconoscimento (come per il cane, basato su una variante olfattiva)
– i pesci zebra, che mostrano segni di curiosità, trovando l’apprendimento di nuove informazioni di per sè gratificante
– le api, che mostrano un evidente comportamento di gioco, da loro giudicato un’esperienza piacevole
– i gamberi, che mostrano stati “simili all’ansia”, rdotti, proprio come nell’uomo, dai farmaci anti-ansia (benzodiazepine)
– i granchi, i paguri, i ratti (ma anche le iguane e le api), che bilanciano motivazioni contrastanti per prendere decisioni flessibili, usando mezzi simili a quelli che per l’uomo sono il piacere e il dolore
– i moscerini della frutta, che hanno un sonno attivo e silenzioso, i cui schemi sono interrotti dall’isolamento sociale (dormono meglio quando sono in presenza di altri moscerini)
– i corvi, che possono essere addestrati a riferire ciò che vedono
– i polpi, che evitano il dolore e apprezzano la condizione che lo allevia
– le seppie, che ricordano i dettagli di specifici eventi passati, incluso il modo in cui li hanno vissuti
– i pesci pulitori, che sembrano anch’essi superare il test sull’autoriconoscimento.

Tutte queste evidenze scientifiche – dicono i ricercatori – indicano “almeno una possibilità realistica di esperienza cosciente in tutti i vertebrati (inclusi rettili, anfibi e pesci) e in molti invertebrati (inclusi, come minimo, molluschi cefalopodi , crostacei decapodi e insetti)…e, quando c’è una possibilità realistica di esperienza cosciente in un animale, è irresponsabile ignorare tale possibilità nelle decisioni che riguardano quell’animale” con la conseguenza inevitabile che “dovremmo considerare i rischi per il benessere e usare le prove per informare le nostre risposte a tali rischi”, a cominciare, ad esempio, dalla vivisezione e dagli allevamenti intensivi.

Ormai è chiaro che la coscienza non è solo quella che richiede capacità sofisticate come la ragione o il linguaggio di cui gli umani si avvalgono: è ovvio che “le capacità linguistiche e razionali simili a quelle umane potrebbero consentire ad alcuni esseri umani di avere forme di esperienza che mancano ad altri animali (ad esempio un “monologo interiore” linguistico)”: ma, allo stesso modo, proprio in virtù del fatto che la coscienza ha molteplici valenze, “molti altri animali potrebbero avere forme di esperienza che mancano a noi”. 

Dunque, un passo avanti importantissimo per la messa al bando dell’assurda pretesa dell’uomo di essere l’unico essere cosciente in un mondo di incoscienti (circostanza che, in questo momento storico, sembra peraltro del tutto capovolta!): alla Dichiarazione di New York va, infatti, riconosciuto il merito di aver aperto la strada a una nuova, straordinaria e rivoluzionaria “coscienza” collettiva, in grado di affermare, pur nei tempi lunghi dei cambiamenti epocali, il primato del rispetto e del benessere degli animali.

Il sito per approfondire: https://sites.google.com/nyu.edu/nydeclaration/declaration