L’indice di adottabilità si è alzato solo quando Egon lo ha deciso
Egon è uno splendido meticcio – che ha sicuramente del Lagorai nel suo DNA – di poco più di 2 anni, catturato vagante dal Servizio Sanitario dell’Ulss 1 Dolomiti quand’era un cucciolone di 10 mesi. Terrorizzato e inavvicinabile, Egon ha trascorso il tempo strettamente necessario in canile sanitario ed è stato poi trasferito in rifugio.
Per lui nessun contatto nè con i consimili nè tantomeno con le persone e la paura come condizione permanente: l’impegno è stato, perciò, di fargli (ri)trovare l’equilibrio emotivo e la fiducia nelle persone che probabilmente aveva perso a causa delle violenze subite. Grazie a un gruppo di cani particolarmente dotati di sensibilità e capacità relazionali intraspecifiche e all’attività rispettosa e paziente di alcune volontarie, Egon ha lentissimamente recuperato positività, ma la voglia di solitudine è stata a lungo prevalente. Poi, un giorno – dopo quasi un anno e mezzo di attività rispettosa e paziente, incentrata soprattutto sulla MobilityDog – Egon ha preso la decisione di abbattere il muro dell’incomunicabilità e di cominciare a fidarsi (forse per la prima volta nella sua vita) di uomini e cani: ha mostrato tutta la sua voglia di interagire, addirittura cercando col muso la mano delle volontarie, facendo rapidamente emergere un equilibrio sorprendente, mentre lo sguardo è diventato sereno.
Poco dopo questa decisione di aprirsi al mondo, Egon ha ricevuto la visita di Beatrice, che vive in una casa con giardino insieme ad un altro cane: Egon ha iniziato con lei un percorso di conoscenza di parecchie settimane, che lo ha portato a viaggiare (per la prima volta) più volte in auto alla volta della sua nuova probabile casa, anche per sperimentare il contatto e le passeggiate (perfino in centro città!) con Smilla, la meticcia con cui avrebbe forse condiviso i prossimi anni. Tutto è andato per il meglio e a metà settembre Egon ha lasciato il rifugio per iniziare davvero una nuova vita.
A lui saranno assicurati certamente amore e cure, ma la famiglia di Beatrice gli saprà anche garantire quell’atteggiamento disponibile all’ascolto – in un contesto che esclude l’uso di toni accesi o gestualità e posture scorrette e dove vige la voglia quotidiana di “capire” il cane – che in rifugio è stato la chiave di volta per il recupero comportamentale di Egon: l’augurio a entrambi di una lunga vita insieme…che non potrà che essere intensa e bellissima!