La Camera ha approvato un buon testo, ma purtroppo poco coraggioso
Il 20 novembre scorso, dopo più di due anni dalla presentazione da parte dell’on.le Brambilla, la proposta di legge che modifica la normativa di tutela degli animali è stata approvata dalla Camera dei deputati e passerà adesso al Senato per l’ulteriore esame.
Il testo licenziato contiene alcune modifiche davvero migliorative, ma non è assolutamente un provvedimento coraggioso ed esaustivo per la tutela e la salvaguardia degli animali. Di sicuro, l’aspetto certamente più significativo è il riconoscimento della tutela diretta degli animali e non più, com’era finora, del “sentimento per gli animali” che gli umani provavano: l’animale dunque è finalmente posto al centro della tutela giuridica e, così come imposto dalla Carta costituzionale, diventa titolare di diritti propri.
Sono di sicuro un aspetto positivo della nuova disciplina anche le pene più severe per due reati contro gli animali: gli spettacoli violenti e le gare che causano sofferenza agli animali ed i combattimenti tra animali (con punibilità non solo per gli organizzatori ma anche per i partecipanti).
Non possono, invece, essere considerati sufficienti gli incrementi di pena per il reato di uccisione di animali (reclusione minima di 6 mesi che sale fino a 4 anni con l’aggiunta di una multa fino a 60 mila euro se il crimine è commesso con crudeltà) e per il maltrattamento di animali (fino a 2 anni di reclusione senza più sanzioni pecuniarie alternative): in entrambe le fattispecie, pene maggiori avrebbero escluso la possibilità di applicazione di istituti deflattivi come la messa alla prova e la non punibilità per particolare tenuità del fatto, nonché di istituti estintivi del reato come la sospensione condizionale della pena. Altro limite del testo licenziato dalla Camera è la mancata previsione di due aggravanti: l’aver commesso il reato a danno di animali conviventi o con l’uso di armi.
Sicuramente positive sono, invece, le nuove regole sui sequestri di animali (col divieto del loro abbattimento), la norma che vieta l’utilizzo di pellicce di gatti domestici per fini commerciali, le nuovissime aggravanti che riguardano tutti i reati contro gli animali (commissione del fatto alla presenza di un minore o nei confronti di più animali o diffondendo il fatto attraverso strumenti informatici o telematici) e le disposizioni per il traffico illecito di cuccioli (basta la mancanza del microchip oppure del passaporto oppure della certificazione sanitaria, che finora dovevano sussistere contemporaneamente per poter contestare il reato).
Invece, assolutamente poco coraggiosa e del tutto ingiustificata (visto che alcune regioni hanno già legiferato in maniera molto più efficace) è la nuova norma che istituisce il divieto di detenere i cani a catena, una fattispecie che però si concretizza in divieto solo nel caso in cui “impedisca il movimento” del cane e non, invece, tout court.
Tutta da verificare in sede attuativa è, infine, l’istituzione di una sezione apposita nella banca dati delle forze dell’ordine destinata a raccogliere tutti i dati relativi ai reati contro gli animali: la speranza è che possa diventare il presupposto di una grande innovazione criminologica che dà il giusto peso ai reati contro gli animali nell’attività di profilazione dei criminali (com’è negli Stati Uniti).
Dal Senato sono dunque attesi miglioramenti.