E’ il primo racconto che pubblichiamo e speriamo davvero ne possano seguire altri.
“I cani di Romeo” raccoglie i ricordi intensi ed emozionati di una famiglia di amici, che in un pomeriggio di fine inverno hanno messo in fila gli aneddoti, i dolori e le pagine più belle scritte dai cani che negli ultimi trent’anni hanno abitato la loro casa. Ne ho ricavato un racconto che spero sia presto affiancato da altri, perchè quel qualcosa di unico che ogni amante dei cani sa trovare nel proprio compagno meriterebbe davvero di essere condiviso.
APACA ospiterà di buon grado i racconti di chi vorrà inviarci i propri ricordi e le storie vissute con un amico a quattro zampe: rispetteremo la discrezione e la riservatezza, proprio come abbiamo fatto con Romeo e con la sua famiglia, i cui nomi – ma non i fatti – sono di fantasia. (C.W.)
” I cani di Romeo”
Il primo cane arriva in famiglia quando mio figlio Romeo ha sette anni.
E’ un setter inglese, che mio figlio ha scelto perchè il più gracile ed emarginato di una nidiata di cuccioli che non si comportavano affatto come fratelli, accaparrandosi tutto il latte materno!
Da quel momento Romeo e Saetta – questo il nome che mio figlio aveva scelto per il suo nuovo compagno- diventano inseparabili e attraversano l’infanzia e l’adolescenza intensificando un legame che si dimostra forte fin dai primi momenti insieme. In particolare, Saetta apprezza moltissimo prima il latte e poi i cibi solidi che Romeo e suo padre gli offrono, ma pretende anche che, al termine del pasto, gli venga pulita la bocca con un fazzolettino di carta: sarà un vezzo che porterà con sé tutta la vita.
Mio figlio impara a rispettare il cane, ma è soprattutto il cane che sorveglia e adotta Romeo.
Alla sera, Saetta sale con mio figlio in camera da letto, si accomoda tra le coperte e vi rimane finchè Romeo si addormenta: poi, sguscia dal letto e silenziosamente raggiunge me e mio marito al piano inferiore, si accomoda sul divano in mezzo a noi e si addormenta mentre guardiamo i programmi di una TV che è ancora fatta soprattutto di pochi canali RAI.
In una di queste serate, Saetta compare in salotto ansimando e pone ripetutamente la zampa sulle mie ginocchia, visibilmente contrariato dal fatto di non ricevere adeguata attenzione. Ma è così insistente che mio marito si alza dal divano e lo invita ad uscire in giardino, pensando ad una impellente necessità: Saetta, però, non si muove ed anzi la sua agitazione aumenta dalla consapevolezza di non essere capito. A questo punto, decido di chiedere a Saetta il motivo di tanta insistenza e, per tutta risposta, il cane si avvia verso la camera di Romeo. Credo improvvisamente di capire e lo seguo quasi correndo, presa da una trepidazione che non è ancora timore: arrivo in camera e trovo il cane a fianco della coperta che era caduta sul pavimento; guardo Romeo che dorme e realizzo che tutto è a posto; guardo Saetta, che mi guarda e poi mi scansa ritornando in salotto. Rimetto la coperta a mio figlio e prima di sedermi nuovamente sul divano, do un bacio al cane.
Ovviamente a Saetta non facciamo mancare nulla, comprese le visite periodiche dal veterinario. Ma, come spesso accade ai setter, Saetta rischierà di morire per una torsione addominale, dalla quale però fortunatamente si salva, recuperando prestissimo vitalità e salute, tanto da inaugurare una lunga fase di vita all’insegna dei…gelati. Infatti, dopo che, in un’afosa serata estiva, ci aveva accompagnato nella gelateria del quartiere e assaggiato una deliziosa pallina di crema, Saetta decide che quella deve diventare una delle sue mete preferite e, così, quasi ogni pomeriggio, trova il modo di sgattaiolare dal giardino, di percorrere la breve distanza che lo separa dalla gelateria stando ben attento alle poche auto che lo affiancano lungo la strada e di sistemarsi, seduto, davanti al bancone dei gelati, attendendo pazientemente che il gelatiere gli porga la sua coppetta preferita!
Saetta muore a 14 anni, non prima però di aver provato il terrore dei botti di capodanno, un terrore che lo fa fuggire da casa quasi senza che noi ce ne accorgiamo: il tempo di vederlo scomparire in fondo alla via ed iniziamo immediatamente a cercarlo. Ma purtroppo di Saetta perdiamo presto ogni traccia. Decido allora di rivolgermi alla radio locale, che proprio in quegli anni aveva cominciato a trasmettere ed era molto seguita dalla cittadinanza: alla radio mi accolgono benissimo, capiscono il problema e diffondono subito la mia richiesta di aiuto. Passa tutta la notte senza che riusciamo ad avere notizie del cane, ma al mattino ricevo una telefonata che non dimenticherò mai: nel corso della notte, un giornalista aveva trovato un setter, lo aveva accolto a casa sua e la mattina seguente si era recato alla radio dove lavorava con l’intenzione di lanciare in diretta l’annuncio del ritrovamento, ma mentre si stava sedendo alla propria postazione aveva sentito il mio annuncio letto dalla collega. Poche ore dopo Saetta era di nuovo a casa.
Dopo due mesi di “lutto”, mio figlio ci chiede di ospitare in casa Thomas, un meticcio di pochi mesi, frutto della passione tra un alano e una femmina di pastore tedesco.
Thomas è l’esatto contrario dell’armonia: è sproporzionato, ha un grosso testone e zampe anteriori leggermente più corte. Romeo, però, non ha dubbi: Thomas è il suo nuovo cane e sarà letteralmente così, perchè Thomas lo accompagnerà per tutta la giovinezza, frequentando i bar dei ragazzi e le feste in casa, le spiagge dell’Adriatico e le vicine montagne delle Dolomiti.
Thomas si dimostrerà un compagno adorabile, anche se un po’ triste e riservato, ma con un sensibilità straordinaria e una dolcezza infinita. Per due anni accetta di separarsi da Romeo, che è a Roma per la sua parentesi militare, ma ad ogni rientro è una gioia incontenibile.
Thomas morirà a tredici anni e sceglierà la camera da letto di Romeo come ultimo luogo terreno: lì si trascinerà ormai consumato da un tumore intestinale e si lascerà morire tra le braccia del suo migliore amico.
Per una decina d’anni, Thomas ha dovuto condividere gli spazi e l’affetto della nostra famiglia con Giulia, una meticcia già adulta di color crema che mio figlio trova legata con una corda al ponte che attraversa il Piave e conduce al paese di Soverzene. Giulia è ridotta malissimo: perde sangue da numerose ferite, prodotte da una furia che ha poco di umano.
Romeo – che ha già maturato la scelta di diventare un militare ed ha quindi in massima considerazione lo Stato e il suo apparato di fedeli servitori- cerca immediatamente aiuto nelle istituzioni, ma scopre che la realtà è molto diversa da come lui immagina il servizio pubblico: dopo ore trascorse in attesa dell’arrivo di un veterinario reperibile, il cane viene guardato a malapena e la soluzione offerta è il ricovero dell’animale in una gabbia, dove avrebbe trascorso la notte in attesa di essere trasferito la mattina seguente -se ancora vivo- a Treviso per essere operato. Romeo non tentenna un solo istante: prende il cane in braccio, gira la schiena al veterinario senza proferire parola e porta Giulia dal veterinario di Thomas. La cagnetta viene operata e sopravvive, ma per tutti i dieci anni che vivrà con noi dovrà essere curata con farmaci che comportano una spesa mensile di quasi 150 euro, di cui vorrà farsi carico sempre e solo mio figlio.
Dopo quattro anni dall’incontro con Giulia, Romeo sta percorrendo la strada statale che conduce alla sella di Fadalto, una via di comunicazione con la pianura che l’autostrada ha fatto cadere in disgrazia, ma che a tutti i bellunesi piace ogni tanto ripercorrere.
Giunto quasi al punto di scollinamento, nota in mezzo alla strada un piccolo ammasso nero che non tarda a svelarsi nelle sembianze di un cane, anzi di una meticcia di circa dieci anni, probabilmente abbandonata da poco dato che, non appena mio figlio apre la portiera, si fionda in auto e si piazza sul sedile del passeggero, quasi a riprendere un viaggio che si era inspiegabilmente interrotto poco prima.
Kira entra in casa con la circospezione di chi sa di dover convivere con altri due suoi simili: da Giulia riceve subito una serie interminabile di guaiti e improperi, mentre da Thomas solo l’annusata che i maschi riservano alle femmine. Vivranno in un equilibrio quasi perfetto per 5 anni, dividendosi l’affetto di ciascuno di noi, salutandosi ogni mattina in fondo alle scale con una leccata.
Nell’arco di un anno e mezzo, Thomas, Kira e Giulia ci lasciano. Thomas sarà l’ultimo a morire ed il vuoto che si crea è grande.
Negli ultimi mesi, quando ormai nessuno dei cani richiedeva più di uscire in passeggiata, mio figlio aveva cominciato a frequentare un rifugio per cani abbandonati ed è lì che conosce Lilla, una meticcia che si trova in canile da oltre due anni e mezzo e che nessuno sembra volere a causa del suo carattere non proprio docile e del sonoro modo di esprimere un perenne disappunto.
Questa volta Romeo non è proprio sicuro di scegliere Lilla come nuovo componente della nostra famiglia: si è, infatti, invaghito di un cane da pastore che in rifugio stanno curando per una malattia cronica dell’intestino e che richiede cure e attenzioni giornaliere. E’ una malattia che non dà scampo e Romeo lo sa, ma finge di ignorarlo e continua a dedicare tempo ed energie a Lampo. Dopo parecchi mesi, Lampo muore e con lui anche un pezzetto del cuore di Romeo.
Ed è così che, stavolta, decido di prendere io l’iniziativa. Chiedo a mio figlio di portarmi al rifugio e di farmi conoscere Lilla. Romeo accenna a una minima resistenza, ma alla fine mi accontenta. Per una malattia che mi ha colpito qualche mese prima non posso scendere dall’auto: mio figlio, allora, conduce la cagnetta vicino alla portiera aperta e Lilla, senza un minimo tentennamento, mi sale in braccio. In quel momento ho pensato che, finalmente, avevo scelto io il cane di casa, ma, trascorsi solo pochi giorni, ho capito che era stata Lilla ad aver scelto me e la mia bellissima famiglia.
C.W.