Non è un momento particolarmente felice per il rifugio. Ci sono poche richieste di affido – ce ne sono tre in corso, di cui daremo conto ad esito ultimato delle procedure di pre-affido- e sono troppi i cani in età avanzata, dei quali ci si deve attendere un peggioramento delle condizioni di salute o addirittura un decesso.
Complessivamente, ci sono, infatti, 15 ospiti con più di 10 anni, di cui 7 con più di 13 anni e 2 con più di 15. Alcuni sono da tempo malati e le cure a cui sono sottoposti stanno attenuando dolore e qualità di vita, ma l’epilogo non potrà essere rinviato ancora per molto. Tra i cani in assoluto più anziani c’è Nebbia, che ha già superato di 4-5 anni l’età media degli animali di taglia gigante alla quale appartiene, mentre, al momento, non danno motivo di preoccupazione nè Goan, nè Pig, nè i due selvatici Bubba e Blanco. Non sono buone, invece, le condizioni di Selva e di Tito, mentre Ares, arrivato in rifugio già in età avanzata, sta manifestando qualche segno di cedimento in più.
Momenti come questi capitano periodicamente in rifugio, ma non sono mai facili da gestire, perchè alla frustrazione dei mancati affidi si somma l’apprensione e il dolore per i cani più vecchi e malati.
Ci è dispiaciuto, quindi, di dover dare notizia – a così breve distanza l’uno dall’altra – delle morti di due cani come Yuri e Nusy, ma il comunicare la morte di uno dei nostri animali è una cosa che il nuovo Consiglio direttivo ha sempre fatto e che continuerà a fare. Dietro a questa scelta c’è, infatti, un motivo ben preciso, che va oltre l’impegno preso con i soci e gli amici di APACA di informare su ciò che accade in rifugio: il motivo è che riservare a ogni cane che muore uno spazio adeguato e una cronaca il più possibile dettagliata ci sembra un modo per dare loro ulteriore dignità, elevando anche il loro decesso a evento che merita di essere adeguatamente ed emozionalmente condiviso, in pratica nè più nè meno come si fa con gli esseri umani.
E’ pur vero che non ci sono molti canili che seguono questo indirizzo, forse preoccupati di fornire all’esterno un’immagine “non conveniente” o di rafforzare nell’opinione pubblica l’idea che le morti in canile siano dovute soprattutto a negligenza e trascuratezza, se non addirittura a convenienza. APACA è consapevole della qualità della gestione del proprio rifugio e del livello di benessere che viene garantito ai propri cani e, per questo, non teme di dare le notizie buone come quelle cattive, convinti come siamo che nella cronaca di un’esistenza c’è la specialità di ogni animale, una specialità che rende unici anche quelli abbandonati e maltrattati, la cui vita va raccontata e la cui morte non può e non deve passare sotto silenzio.