Ad avanzare la proposta di una ‘tassa comunale’ annuale da pagare se si sceglie di non sterilizzare il proprio cane è stato l’on. Michele Anzaldi (Pd), che la ritiene “una proposta concreta per promuovere la cultura della sterilizzazione ed evitare che centinaia di migliaia di cani debbano finire nelle ‘prigioni’ dei canili”.
La reazione della società civile non si è fatta attendere.
Durissima quella dell’Enpa che in un comunicato stampa scrive: “la proposta di istituire una tassa sui cani non sterilizzati denota una sconcertante misconoscenza delle cause alla base del randagismo. Una misconoscenza dietro la quale, a nostro avviso, si cela l’ennesimo tentativo di fare un favore ai soliti noti, cacciatori e allevatori. L’autore di tale proposta ignora, o fa finta di ignorare, che laddove esiste un problema di sovrappopolazione canina esso è causato non tanto dai proprietari di cani che vivono nei centri abitati, ma proprio da quegli allevatori, agricoltori e pastori che non sterilizzano i propri animali e li lasciano vagare liberamente sul territorio. Vale a dire proprio da chi si vorrebbe esentare dall’obbligo di sterilizzazione.”
Ma anche l’Anmvi-Associazione nazionale medici veterinari non è tenera con l’onorevole del Pd: sterilizzare il cane “per scampare una tassa non è un buon principio di possesso responsabile né di rispetto del benessere animale, dato che non tutti i soggetti presentano una anamnesi favorevole all’intervento chirurgico”. Ma c’è di più. Secondo l’Anmvi, “la proposta è inattuabile in quanto le anagrafi regionali canine – difformi fra loro e non di rado inefficaci – non riportano il dato dell’avvenuta sterilizzazione, un dato che secondo il parlamentare sarebbe alla base del presupposto impositivo o di esenzione. Inoltre i Comuni non accedono ai data base, anche per croniche inadempienze amministrative che rendono ancora più iniquo e aleatorio il criterio impositivo sui contribuenti”.
Alla fine, dopo che anche la senatrice Silvana Amati, responsabile Pd Tutela e Salute Animali aveva invitato il collega Anzaldi a ritirare l’emendamento, non se n’è fatto fortunatamente più nulla.
Ma cosa dovrebbero fare questi “poveri” politici (nazionali, regionali o locali che siano) per non fare figuracce come questa? Magari chiedere prima a chi – in ragione del proprio impegno – ne sa di più! Ma questa è una cosa di cui la maggior parte di loro – a qualunque forza politica appartengano – non sente proprio il bisogno: alcuni sono semplicemente arroganti e presuntuosi, ma altri, forse perchè nati con Internet, è solo alla Rete e ai social che si affidano, ottenendo risposte che poi non sanno “culturalmente” gestire, diventando “verità non vere”.