Uno studio dell’università francese Lione a Saint Étienne, pubblicato da The Royal Society, accademia indipendente di promozione scientifica, ha dimostrato che i cuccioli di cane – ma non gli adulti – sono molto attenti quando ci rivolgiamo a loro con vocalizzi più o meno acuti e frasi semplici canterellate.
A 30 donne è stato chiesto di registrare frasi affettuose, prima guardando foto di cani cuccioli, adulti e anziani e poi rivolgendosi direttamente ai ricercatori: confrontando i due contesti, si è visto che le donne usavano un tono più acuto e cantilenante quando si rivolgevano ai cani, indipendentemente dalla loro età e che, nel parlare ai cuccioli, il tono di voce si faceva ancora più stridulo e acuto di ben il 21% rispetto alla norma.
Le registrazioni sono state poi fatte ascoltare agli ospiti di un canile, 10 cuccioli e 10 esemplari adulti. Nove cuccioli hanno reagito ai messaggi con grande entusiasmo, avvicinandosi agli altoparlanti in posa da gioco. I cani adulti e anziani sono rimasti, invece, indifferenti.
Lo studio suggerisce, in pratica, che i cani ci appaiono come compagni non verbali, con la conseguenza che modifichiamo la nostra comunicazione vocale esattamente come facciamo quando parliamo ai bambini piccoli: è una strategia che viene impiegata anche in altri contesti in cui l’oratore sente, consciamente o inconsciamente, che l’ascoltatore non può dominare completamente la lingua o ha difficoltà di capire quanto sta dicendo, situazioni che capitano spesso, ad esempio, durante le interazioni con gli anziani, o quando si parla con uno straniero.
L’assenza nei cani anziani di una reazione simile a quella dei cuccioli è stata, invece, piuttosto inaspettata: in realtà, questa indifferenza alle “vocine” potrebbe essere collegata ad una ridotta propensione generale dei cani adulti di rispondere ai segnali giocosi che provengono dagli esseri umani. In particolare, in assenza di altri spunti di comunicazione (ad esempio i segnali gestuali), i cani adulti sembrano abituarsi rapidamente alle espressioni del linguaggio da parte di persone sconosciute (meno se si tratta di familiari) e quindi diventano rapidamente indifferenti alle loro sollecitazioni vocali.
Dal nostro osservatorio privilegiato, possiamo senz’altro confermare che un’altissima percentuale delle volontarie si comporta esattamente come le 30 donne dell’esperimento: il tono di voce è quasi sempre simile a quello che usano con i bambini e poco importa se il cane ha 2 o 16 anni: vocalizzare così, per molte delle nostre volontarie, è un dovere, oltre che un piacere!