In 48 ore abbiamo dato l’addio a due tra i più vecchi ospiti del rifugio
Davvero una settimana dolorosa quella che si sta per chiudere. Nell’arco di due giorni sono mancati, infatti, due tra i più vecchi ospiti del rifugio: mercoledi, all’età di quasi vent’anni è morto Pucci, che ha passato con noi i suoi ultimi sei anni di vita e giovedi è, invece, mancato Brando, che probabilmente aveva tra i 12 e i 14 anni, di cui gli ultimi due trascorsi in Apaca sono stati verosimilmente i più belli di una vita davvero difficile.
Pucci potrebbe essere stato un cane affetto da distimia, una rara malattia psichiatrica dei cani del tutto simile al bipolarismo o alla schizofrenia degli umani, ma nessuno l’ha mai diagnosticata e, perciò, Pucci – che è stato esaminato da più comportamentalisti – era semplicemente un cane difficile, che alternava, senza motivo, momenti di affettuosità e dolcezza a improvvise ed importanti manifestazioni di aggressività verso le persone: un cane che è stato lasciato in rifugio perché mordeva con frequenza e senza apparente motivo.
E per questo non solo è stato abbandonato, ma non ha trovato neppure un umano disposto ad adottarlo. Del resto, Pucci non dimostrava un particolare bisogno degli umani e questo è, da sempre, uno dei principali ostacoli alla convivenza, poiché l’umano raramente accetta che sia il cane a determinare distanze e qualità e tempi delle relazioni, pretendendo al contrario di toccare, accarezzare, abbracciare e baciare anche il cane a cui piacerebbe, invece, vivere senza gli uomini intorno.
Nella vita in rifugio, Pucci ha comunque incontrato più di qualche volontaria con la quale interagire serenamente e con cui uscire volentieri in passeggiata, a cui permettere di spazzolare quel mantello fulvo rimasto bellissimo e soffice fino all’ultimo giorno. Pucci non poteva passare inosservato, sia per il temperamento particolare, sia per la bellezza e la fierezza del portamento: ha ricevuto attenzioni e cure, vivendo i suoi ultimi anni come un vecchio guerriero che ha sempre aggredito la vita, determinato e assertivo: un cane che ci ha mostrato che si può anche bastare a se stessi.
Brando, invece, era un cane del Sud, nato in Puglia verosimilmente 12-14 anni fa e successivamente registrato nell’anagrafe canina della Campania e poco dopo arrivato in Veneto per un’adozione che forse non c’è mai stata, tant’è che la Fondazione Cave Canem – con la quale Apaca collabora da tempo – lo aveva sottratto (insieme a Rayo, anch’esso oggi ospite del rifugio) ad una pessima detenzione in una casa della provincia di Treviso dove si accumulano cani.
Un cane dolcissimo, di una bontà infinita, restio al contatto ma felice di vederti: questo è stato Brando nei due anni in cui è stato ospitato nel rifugio di Apaca, finalmente curato – grazie anche a chi lo ha adottato a distanza – per una grave cardiopatia di cui ovviamente nessuno si era mai occupato.
In rifugio Brando ha sempre vissuto nei locali della segreteria, insieme ai vari cani che per motivi diversi venivano ospitati negli uffici anziché nei box: poteva così seguire i ritmi dei turni (mattutini e serali) dei volontari che accoglieva sempre con mugolii e scodinzoli, concedendo qualche carezza e qualche espressione d’affetto per poi correre a perlustrare le aree verdi che costeggiano la strada di accesso al rifugio alla ricerca di odori interessanti o di uomini e cani di passaggio o di topolini e uccellini che incautamente si avventuravano sul suo territorio di caccia. Non ha mai accettato il guinzaglio, dimostrando con l’immobilità assoluta il suo rifiuto a uno strumento che lo avrebbe costretto a seguire non spontaneamente una delle volontarie con cui si relazionava volentieri ogni giorno ma da cui non accettava di dipendere. Insomma un cane libero, a cui Apaca ha dato la possibilità di sentirsi tale fin dal primo giorno in cui è arrivato in rifugio, garantendogli le cure sempre negate e due anni di vita serena, sorretta da gesti solo d’amore e di rispetto.
Nessuno dei due è morto solo: c’erano con loro Manuela, Paola e Alessandra. Ciao Pucci. Ciao Brando. Ci mancherete.