“Ha difficoltà comportamentali che rendono selettive le relazioni con gli umani, ma non con i propri simili. Necessita di un contesto familiare tranquillo e la disponibilità e la pazienza di seguire con lei un percorso di costruzione della fiducia.” Recitava così la didascalia che accompagnava la scheda di Tina nella bacheca del sito che ospita i cani adottabili.
E Tina è effettivamente così: un cane fobico, che paga esperienze traumatiche: quattro anni trascorsi nel branco di cani di un accumulatore patologico che era anche clochard, la fuga alla cattura con le gabbie e il frustone da accalappiacani, un anno di vita randagia, la cattura quando era gravida e il parto in canile-sanitario, quindi il trasferimento rapidissimo nel rifugio di Apaca dove Tina e i suoi due cuccioli hanno trovato cure e affetto.
Ma appena finito lo svezzamento di Mowgli e Sveva – felicemente adottati – Tina ha smesso subito l’atteggiamento sicuro che aveva assunto durante la maternità ed è ripiombata in una condizione fobica, che la portava a nascondersi al mondo intero, trascorrendo gran parte della giornata al buio del groviglio di coperte in cui si infilava, sfuggendo alle persone e scappando dai rumori, dalle luci e dalle ombre, accettando pochi volontari, per lo più donne e alcuni cani.
Ad adottarla è stata una volontaria di lungo corso, che con la pazienza e la delicatezza necessarie sta cercando di scardinare i disagi emotivi che alterano gli stati d’animo di Tina, provocandole forte stress e rendendole davvero difficile se non addirittura impossibile ogni relazione interspecifica. I primi risultati stanno pian piano arrivando e Tina ha iniziato ad aprirsi alle emozioni positive: sarà un percorso lungo, in cui all’adottante è chiesto di sbagliare il meno possibile, ma che le restituisce grandi gioie quando dagli occhi del cane vede sparire – magari solo per qualche ora – la paura di vivere.