La legge di bilancio appena approvata istituisce un fondo destinato a sostenere i proprietari di animali d’affezione nel pagamento di visite veterinarie e operazioni chirurgiche veterinarie nonché nell’acquisto di farmaci veterinari.
Era una richiesta che era stata avanzata da molto tempo e che aveva assunto massima urgenza davanti crisi economica e alla perdita del potere di acquisto di salari e pensioni. In realtà, lo stanziamento del governo è davvero poca cosa: ammonta, infatti, a soli 250 mila euro per ciascuno dei prossimi tre anni, ossia per il 2024, il 2025 e il 2026. Ma chi può accedere a questo fondo? Soltanto “I proprietari di animali d’affezione (quindi, probablmente, anche di conigli e furetti oltre che di cani e gatti, nrd) che abbiano un valore dell’Isee inferiore a 16.215 euro e un’età superiore a sessantacinque anni”.
Per tutti, invece, resta la “detrazione Irpef del 19% delle spese veterinarie sostenute nell’anno fino ad un importo massimo di 550 euro, per la parte che eccede la franchigia di 129,11 euro”. Anche in questo caso, però, si tratta di bricioline: infatti, se nel 2023 sono state spese 900 euro per prestazioni veterinarie, nella dichiarazione dei redditi se ne potranno indicare soltanto per un valore complessivo di 550 euro, con la detrazione del 19% che, una volta detratta la franchigia, sarà calcolata su 420,89 euro, dando diritto a un rimborso di ben…79,97 euro.
Un aiuto sicuramente più incisivo sarebbe potuto arrivare da una misura a costo zero per lo Stato (ma non per le lobby farmaceutiche) come l’equiparazione terapeutica (ad esempio, per malattie cardiache) tra farmaci umani (meno costosi) e farmaci veterinari (costosissimi). E se si voleva davvero essere vicini a chi si prende cura degli animali, l’abbassamento dell’aliquota iva sugli alimenti per gli animali domestici dal 22% al 4% avrebbe potuto davvero essere d’aiuto…ma la consapevolezza politica sul tema “animali” è ancora troppo di facciata per portare a scelte così “intelligenti”…