Il 2019 è per Apaca il venticinquesimo anno dalla fondazione: un evento importante per qualsiasi associazione, ancor di più per un’associazione di volontariato, ma un traguardo davvero straordinario per un’associazione di volontariato che si occupa di animali abbandonati e maltrattati.
Inizialmente, alla fatica di essere compresi e non ostacolati si è sommata la difficoltà di operare in una provincia montana, in cui le distanze contano, il clima non aiuta e la diffidenza è un atteggiamento abituale.
Nei primissimi anni, quindi, il rifugio è stato quasi esclusivamente il ricovero – pressochè definitivo – dei pochi animali di cui si conosceva direttamente lo stato pietoso della detenzione. Ma, col passare del tempo, la crescita fisica del canile e quella professionale di chi vi operava ha permesso a molti bellunesi – ma quasi mai alle autorità pubbliche – di avvicinarsi alla sofferenza delle vittime di un abbandono o di un maltrattamento e i cani ospitati hanno lentamente iniziato ad essere adottati.
Dopo più di 10 anni dalla sua nascita, è arrivato il riconoscimento del ruolo di interesse pubblico che il rifugio si era guadagnato sul campo e la metamorfosi si è avviata: nel giro di qualche anno, la struttura si è trasformata in un canile-rifugio, con caratteristiche imposte da una normativa che finalmente parlava di benessere dei cani.
Da quel momento, Apaca non ha più smesso di crescere: lo ha fatto prima raggiungendo la massima capienza urbanisticamente possibile con box ampi e coperti; poi edificando le infermerie e una sede; quindi realizzando le aree di sgambamento e, infine, creando le migliori condizioni strutturali per il benessere psico-fisico degli animali durante la loro permanenza, compresa un’interazione attenta e sapiente con i volontari umani, che, oggi, all’amore per gli animali sanno unire abilità educative che accrescono l’indice di adottabilità dei cani.
Nei prossimi mesi, cercheremo di raccontare questa storia fatta di uomini e di cani, che, magari solo per un breve tratto della vita, hanno unito e uniscono ancor oggi i loro destini in nome della solidarietà e dell’amore.