Abbiamo cominciato molti anni fa a chiedere ai sindaci il divieto di botti e fuochi pirotecnici. Ma mentre, negli anni successivi, l’Italia più attenta (quasi 1000 enti) si indirizzava verso i divieti e la tutela dei più fragili la maggior parte dei comuni bellunesi non ha neppure preso in considerazione l’idea di interrompere i riti incivili dei botti di fine anno e delle feste patronali. Dal 2015 qualcosa è lentamente cambiato e, con la copertura “ideologica” della siccità invernale che costringeva la Protezione civile regionale a diramare degli allarmi incendi, sono arrivati i primi provvedimenti, che, con l’apprezzamento delle comunità locali hanno avuto l’effetto di rompere un tabù. L’ultimo in ordine di tempo è stato il sindaco di S.Stefano di Cadore che nel 2019, poco prima che scoppiasse la pandemia, decise di infrangere l’antica consuetudine di organizzare per ferragosto uno spettacolo di fuochi d’artificio per residenti e turisti nella piazza del paese: la replica più sorprendente e ridicola venne da un suo collega di un comune limitrofo che si assunse davanti agli elettori e ai turisti l'”impegno” a far esplodere i fuochi nel suo territorio!
Ovviamente questa manciata di comuni non basta per rendere “libero dai botti” un territorio che ambisce al salto di qualità ricettivo e turistico ma resta ancora culturalmente miope, restio ad accogliere tendenze sociali inevitabilmente attente all’ambiente, alla natura, agli animali. E allora Apaca ci prova un’altra volta ancora a sollecitare i sindaci bellunesi ed ha loro nuovamente richiesto di adottare ordinanze che vietino lì’esplosione di petardi, botti e fuochi pirotecnici sui loro territori, coinvolgendo magari anche i consigli comunali, gli unici in grado di assumere una decisione che rende il divieto permanente.
Per cittadini che desiderano sollecitare direttamente il loro sindaco, Apaca mette a disposizione un fac-simile di lettera e un link che dà la possibilità dio rintracciare facilmente l’indirizzo e-mail e la pec del proprio comune.
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