Argo, l’amicizia letteraria fra uomo e cane

Argo, l’amicizia letteraria fra uomo e cane

La letteratura di tutti i tempi e luoghi ha raccontato e celebrato l’amicizia tra uomini e cani fino ai nostri giorni. Innumerevoli sono le storie che hanno per protagonista il migliore amico dell’uomo e il suo rapporto millenario con gli esseri umani. Uno fra i primi di cui si ha traccia è certamente Argo, il cane di Ulisse narrato da Omero – o chi per lui, la questione è ancora controversa – nel XVII libro dell’Odissea.

Il fatto che già nel VIII secolo avanti Cristo, data della probabile redazione del testo dell’Odissea, gli uomini si rendessero conto di quanto devoto potesse essere un cane, tanto da cantarlo nel grandioso poema, testimonia una volta di più l’indissolubile longevità dell’amicizia fra uomo e cane. La vicenda avventurosa di Ulisse è celebre, l’eroe e re di Itaca partì dalla sua isola per partecipare alla guerra di Troia e finì per farvi ritorno solo vent’anni dopo, vivendo peripezie in ogni dove. Ulisse non solo lasciò per tutti quegli anni la moglie Penelope e il figlioletto Telemaco, ma anche il suo cane Argo, che possiamo immaginare fosse appena un cucciolo quando Ulisse salpò dalla sua terra. Per vent’anni Argo aspetta il ritorno del suo padrone, per poterlo salutare un’ultima volta prima di morire. E andrà proprio così: quando Ulisse finalmente approda nuovamente sulla sua isola, uno dei primi incontri che farà sarà proprio con Argo, divenuto un vecchio cane, ormai prossimo alla morte, sfinito e trascurato. Ulisse è travestito da mendicante per non farsi riconoscere dai suoi nemici, i malvagi Proci che hanno preso possesso del suo palazzo. Ma Argo, dotato del fiuto e della profonda fedeltà che i cani sanno riservare per sempre al loro “capobranco”, riconosce nell’anonimo viandante l’antico padrone. Scodinzolando debolmente fa capire a Ulisse di aver capito chi si trova davanti ed egli non riesce a trattenere una lacrima di commozione, nascosta alla vista di Eumeo, uno dei suoi più fidati servitori, che ospita il re ignorando la vera identità del viandante. Non appena Argo riesce a vedere Ulisse e a capire che si sono ritrovati, anche se per un solo istante, la Moira prende con sé il povero animale, che pare aver aspettato quell’ultimo momento insieme a Ulisse per poter morire.

In poche righe l’autore dell’Odissea ha saputo riassumere tutto l’amore che un cane prova verso la persona cui si affeziona per tutta la vita. Argo ha aspettato Ulisse per vent’anni, l’intera sua esistenza, per potergli dire almeno addio. Ed è divenuto uno dei simboli più forti della resistenza dell’amore canino: non importa quante vicissitudini, disavventure, andate e ritorni debba subire, rimarrà sempre legato alla persona che ha scelto come guida. O meglio le persone…come accade ai cani del nostro rifugio quando trovano casa e famiglia, potendo finalmente rivolgere scodinzolii e felicità al loro nuovo Ulisse.