Da quest’anno entra in vigore nel Regno Unito il divieto di vendita di cuccioli di cani e di gatti nei negozi. La decisione del governo e del parlamento è stata presa dopo una petizione che ha raccolto oltre 100 mila firme e una consultazione pubblica in cui il 95 per cento del paese si è schierato a favore del divieto.
La nuova legge si chiamerà “Lucy Law”, a ricordo della femmina di Cavalier King che, dopo anni di sfruttamento nella riproduzione, è stata salvata nel 2013 da una associazione animalista.
La vendita di animali di età inferiore ai 6 mesi sarà, dunque, vietata nei negozi e riservata solo agli allevamenti riconosciuti dallo stato e ai canili, unici luoghi dove potranno essere acquistati o adottati animali.
Ma la legge si estende anche alla rete. Per cui, i venditori online saranno obbligati ad indicare nell’annuncio il numero della licenza e l’autorità che l’ha rilasciata, mentre gli allevatori saranno obbligati a mostrare i cuccioli con la madre prima della vendita.
Una legge molto appropriata, perchè sono propri i negozi, i commercianti e gli inserzionisti on-line che alimentano la separazione precoce dei cuccioli dalle madri (con gravi problemi di socializzazione per gli animali), trasporti e detenzioni criminali e la proliferazione di malattie anche genetiche.
E in Italia? Non ci sono norme che vietano la vendita di cani e gatti da parte dei privati e men che meno su internet: è così che le “fabbriche di cuccioli” facilmente aggirano la disposizione del 1992 che impone a chi alleva (anche amatorialmente) il rilascio del pedigree al momento della vendita (sanzione da 10 mila a 60 mila euro) . Basterebbe non comprare cuccioli di cane e gatto in internet o nei negozi: ma con tanta gente etologicamente ignorante che si compiace dell’affare, non basta confidare sui comportamenti corretti! Ecco perchè un divieto come quello inglese aiuterebbe!