Alcuni archeologi del Max Planck Institute per la scienza della storia umana di Jena (Germania) hanno pubblicato sul periodico “Journal of Anthropological Archaeology” che si occupa dell’evoluzione e dell’organizzazione della società umana, la foto di un’incisione scoperta nell’area di Shuwaymis in Arabia Saudita, che ritrae un cacciatore sul bordo di un fiume accompagnato da 13 cani, di cui due al guinzaglio.
La presenza di linee che collegano il cane al cacciatore suggerisce che gli esseri umani hanno imparato l’arte dell’addomesticazione dei cani migliaia di anni prima di quanto si pensasse. Con molta probabilità, le incisioni risalgono infatti a più di 8000 anni fa, rendendole in assoluto le prime rappresentazioni di cani (finora l’immagine più antica di un cane al guinzaglio era stata scoperta in Egitto e risaliva a 5.500 anni fa).
Del resto, quell’area – oggi desertica – 10.000 anni fa era ricca di fiumi, di foreste e di pascoli: e nelle incisioni rupestri, in mezzo a uomini, donne e bestiame è del tutto plausibile che ci siano i primi cani da caccia, tutti di media dimensione, con le orecchie dritte, il muso corto e la coda arricciata. In alcune scene, i cani affrontano gli asini selvatici, in altre mordono al collo stambecchi e gazzelle, ma in molte incisioni sono legati a un uomo armato con un arco e una freccia. Assomigliano molto al cane di Canaan di oggi, una razza in gran parte ancora selvatica che vaga nei deserti del Medio Oriente.
Bello il commento – pieno di rispetto – di uno degli archeologi: “Queste creature erano molto importanti ed erano dei compagni molto amati”.