Nello spazio web che Apaca dedica alle notizie sull’universo canino abbiamo già parlato dei cani “lavoratori” che collaborano fianco a fianco con l’uomo in svariati settori delle sue attività. Ma non abbiamo parlato in modo dettagliato di un peculiare tipo di cane da lavoro che svolge un compito davvero utile, vantaggioso soprattutto per i suoi simili e per altri animali. Parliamo dei cani anti-veleno, che sono impegnati nelle operazioni di ricerca e riconoscimento di bocconi avvelenati.
Questo particolare nucleo cinofilo, nato relativamente di recente, in Andalusia nel 2004, è attivo da anni, tra gli altri luoghi, proprio in provincia di Belluno. Qui, la polizia provinciale si avvale dell’aiuto di Asha e Cris, due cani addestrati nella ricerca di esche avvelenate, i quali si sono aggiunti alla squadra formata da cani anti-esplosivo, anti-droga, da traccia e dai cani addestrati per il controllo della fauna selvatica. Uno degli ultimi interventi di uno dei cani anti-veleno bellunesi è avvenuto per la bonifica della zona di Chialina di Ovaro, in Carnia, dove alcune settimane fa un loro “collega” in servizio presso il Soccorso Alpino di Forni Avoltri (in provincia di Udine) aveva ingerito un’esca contenente lumachicida e topicida. Jack, questo il nome del cane soccorritore, è stato salvato dalla tempestività del suo conduttore che lo ha portato presso una clinica veterinaria d’eccellenza di Padova in tempo per essere curato.
I cani anti-veleno seguono un addestramento specifico e mirato a individuare odori collegati a sostanze tossiche: fin da cuccioli vengono allenati a rintracciare diversi oggetti, che abbiano inizialmente un odore neutro e poi via via sempre più caratterizzati da emanazioni riconoscibili, fino ad arrivare a quelle appartenenti a sostanze velenose. L’obiettivo non è affatto semplice, vista la presenza di così tanti stimoli olfattivi che, nei contesti ambientiali in cui opera, possono distrarre il sensibilissimo tartufo di un cane anti-veleno.
Ovviamente, l’addestramento deve essere seguito anche dal conduttore, solo così si può venire a creare una vera e propria squadra che funziona, come negli altri casi di rapporto uomo-cane, in base a un forte legame: l’agente deve saper interpretare il comportamento del suo compagno canino e deve saperlo motivare nel compito di ricerca. Un compito di enorme valore, non solo perché è fondamentale per ripulire zone colpite dall’orribile piaga dell’avvelenamento doloso – il quale, è bene ricordarlo, è punito come reato dal codice penale – ma anche per individuare la fauna selvatica morta per intossicazione, un evento che rappresenta un ulteriore pericolo per quegli animali che si nutrono di carcasse e che può coinvolgere anche i territori più selvaggi e incontaminati. Insomma, i cani anti-veleno hanno un ruolo di primaria importanza nella protezione di altri animali e nella cura dell’ambiente in cui essi vivono, i quali purtroppo sono spesso circondati da crudeltà e bassezza umane, corrosive come il veleno delle esche tossiche e, proprio come il veleno, tanto difficili da curare.