L’ultima seduta si è tenuta il 20 giugno scorso: le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera hanno, infatti, ascoltato le ragioni di FreeWeed, l’associazione no profit formata da “consumatori di cannabis, estimatori della pianta e dei suoi prodotti”. L’autoproduzione personale è il diritto al quale aspirano FreeWeed e altre associazioni – come quella dedicata a Luca Coscioni che sta raccogliendo, proprio in questi mesi, le 50.000 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare -, poiché lo collegano al diritto fondamentale dell’uomo alla salute.
Con lo stesso pacchetto con cui lo scorso gennaio ha depenalizzato la guida senza patente, il governo ha ridotto a illecito amministrativo anche il reato previsto per la coltivazione della cannabis ma solo se commesso da aziende che sono autorizzate a produrla a fini terapeutici: per tutti gli altri coltivazione e possesso restano assolutamente illegali, mentre al fabbisogno nazionale di cannabis terapautica – stimato in 100 chilogrammi all’anno- ci pensa lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Alcune regioni (Puglia, Toscana, Liguria, Marche, Abruzzo, Sicilia, Umbria e anche il Veneto con la l.r.n.38/2012), hanno già legiferato in materia da qualche anno, ma il 23 giugno scorso il Friuli Venezia-Giulia ha fatto un altro passo avanti, garantendo la rimborsabilità del farmaco somministrato in ospedale ed il trattamento anche a domicilio. E il prossimo 25 luglio il disegno di legge sulla depenalizzazione approderà alla Camera, dove verrà discusso e poi votato.
E’ davvero uno scenario in continuo movimento e c’è chi crede che il 2016 sarà l’anno della liberalizzazione per la cannabis terapeutica, tanto che il brand Nativa si sta preparando a far nascere in tutta Italia negozi in franchising per la commercializzazione.
Ma che c’entra il cane? C’entra eccome! L’impiego della cannabis terapeutica anche nella farmacopea veterinaria non è solo una prospettiva, ma è già una realtà, come conferma la disponibilità online di alcuni antidolorifici e medicinali statunitensi, ad esempio, contro l’epilessia e per il miglioramento della qualità di vita del cane anziano. Senonchè, l’impiego nei farmaci ad uso veterinario sta avvenendo quasi esclusivamente per ragioni di business, dato che, a differenza che sull’uomo, sui cani e sugli animali manca quasi del tutto la ricerca. Ecco perchè servirebbe che il parlamento prendesse in considerazione anche gli animali e dettasse qualche regola pure per l’utilizzo della cannabis nella farmacopea veterinaria!
E chiudiamo con una curiosità: esiste l’intossicazione da marijuana nei cani? Esiste ed i sintomi (euforia, ipereccitabilità, atassia, tachicardia e, raramente, convulsioni e coma) compaiono dopo 30-90 minuti dall’ingestione e possono durare anche più di 72 ore. Difficile, però, che si verifichino grossi danni, perchè la dose minima letale è piuttosto alta: ci vogliono, infatti, più di 3g/kg per portare al decesso del cane, che normalmente sopravvive nel 100% dei casi.
Tutto sommato, ben peggio la nicotina, che, anche se ingerita in piccole quantità, può provocare la comparsa di segni clinici o addirittura il coma e la morte dell’animale.