Ha sempre vissuto con una coppia di anziani che sono morti a breve distanza uno dall’altro e quando – quattro mesi fa – è arrivato in Apaca dopo un transito in canile sanitario era in pessime condizioni. Appena entrato in struttura, Black è stato sopposto a visita veterinaria e nell’arco di una decina di giorni gli sono stati fatti esami del sangue e delle urine, radiologici all’anca, all’addome e lombare ed anche prelievi ed approfondimenti citologici. Ne è emerso un quadro sconfortante: oltre a debilitazioni e acciacchi imputabili all’età avanzata (che la pessima detenzione aveva comunque accelerato), gli sono stati diagnosticati sia la borrelliosi, sia un cancro prostatico, entrambe patologie in grado di originare anche quel deficit neurologico che lo rendeva così insicuro e quindi scontroso con le persone.
Non è dato sapere se Black abbia vissuto una vita particolarmente difficile: di certo, è stata lunga perchè non è così scontato per un cane di taglia media – che ha vissuto come si facevano vivere tanto tempo fa i cani in campagna – superare i 14 anni d’età, una meta che Black ha raggiunto verosimilmente grazie al suo patrimonio genetico, che gli aveva regalato anche un bellissimo aspetto.
Neppure un’adozione del cuore avrebbe potuto migliorare la sua condizione degli ultimi mesi e in rifugio è stato curato al meglio, ma soprattutto è stato rispettato: non è stato costretto all’infermeria (perchè ciò lo avrebbe destabilizzato e disorientato troppo) ed è sempre stato libero di sgambare ogni giorno nelle aree verdi del rifugio, impegnandosi, ogni tanto, a scovare qualche crocchetta nelle ricerche olfattive che gli venivano proposte dai volontari.
Ieri a Black è stata praticata l’eutanasia e dolcemente si è spento tra le braccia di Manuela, che a Black ha dato l’ultima carezza da parte di tutti noi.