I cinque consigli di Mia Cobb per migliorare la felicità dei cani
Mia Cobb è una scienziata interdisciplinare dell’Università di Melbourne impegnata a studiare e divulgare le intersezioni della scienza del benessere degli animali e della psicologia umana, della comunicazione scientifica e delle tecnologie emergenti che possono aiutare i cani e le persone che interagiscono con loro a condurre una vita più felice.
In un articolo pubblicato su “Theconversation.com” – partendo dalla considerazione che “la scienza incentrata sul cane ci aiuta a pensare al mondo dalla sua prospettiva e ad applicare questa nuova conoscenza in modo che il cane possa godersi una buona vita” – la ricercatrice australiana ha stilato un elenco di soli cinque punti che però potrebbero migliorare in maniera significativa il livello di felicità del cane a cui ci stiamo accompagnando.
Sono consigli ovvii solo per chi ha cognizione dei nuovi sviluppi della ricerca sui cani, ma sono vere “scoperte” per chi, invece, si comporta con loro ancora come si usava fare nel secolo scorso quando la pretesa e l’obbedianza erano i paradigmi su cui si basava il rapporto con i cani. Ed eccoli questi 5 consigli per migliorare la felicità dei cani con cui viviamo:
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Lasciare che i cani annusino. “Tendiamo a dimenticare – dice la ricercatrice – che i cani vivono in un mondo basato sull’odore” e solo secondariamente sulla vista, che è invece il senso principale per l’animale umano. Ecco perché è necessario lasciare che il cani annusino a lungo tutto ciò che trovano nel corso della passeggiata, evitando di tirarli e strattonarli ogni volta che si fermano: che si deve fermare è l’umano, che deve essere consapevole che per il proprio cane quello è uno dei pochi momenti davvero interessanti della giornata!
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Lasciare che i cani scelgano. Permettere ai cani di scegliere e di avere il controllo della propria vita è fondamentale per il loro benessere mentale. Qualche esempio? “installare una gattaiola in modo che possano uscire o entrare quando vogliono. Lasciare che decidano quale percorso olfattivo percorrere durante la passeggiata al parco. Permettere che scelgano con quali dei tre giocattoli giocare” in quel preciso momento e così via.
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Riconoscere che ogni cane è un individuo. “Le persone comunemente attribuiscono gli stessi tratti della personalità a tutti gli esemplari di una determinata razza di cani. Ma proprio come noi – sottolinea Cobb – i cani hanno le loro personalità e preferenze.” E’ dunque importante riconoscere “ciò che i cani amano fare come individui” e assecondarli, ma anche “non costringere i cani in situazioni che non amano” e che segnalano benissimo di non gradire: ad esempio, guardando lontano, leccandosi le labbra o sbadigliando, tutti segnali che indicano che il canenon è a proprio agio.
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Rispettare i “no” del cane. Se un cane non vuole interagire o dimostra di non gradire gli estranei è necessario rispettare la sua decisione: bisognerà dunque evitare di costringerlo a compiere attività che dimostra di non gradire e farsi accompagnare da un esperto nella ricerca di eventuali percorsi che possano fargli superare paure o fobie. E’ dunque importante che in casa i cani possano “avere un posto tranquillo in cui ritirarsi” proprio per “consentire loro di rinunciare se vogliono”.
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Lasciarli “liberi in sicurezza”. “Quando ai cani è data la possibilità di correre liberi dal guinzaglio, usano lo spazio in modo diverso. Tendono a esplorare più ampiamente e andare più veloci di quanto non facciano quando camminano con noi”. In città, la “libertà” può essere concessa al cane praticamente solo nelle aree di sgambamento, ma nelle passeggiate in natura le occasioni possono essere certamente maggiori, fermo restando che il cane può essere lasciato libero di vagare solo nel rispetto della sua e altrui sicurezza. Ma anche un cane che tende a inseguire la fauna selvatica o che si avventa sul consimile che sta incontrando può godere della felicità di uno spazio maggiore di libertà e di esplorazione: in casi come questi, infatti, l’uso corretto della lunghina consente al conduttore non solo di tenere sotto controllo i movimenti che il cane è lasciato libero di fare senza le tensioni tipiche del guinzaglio e che l’umano deve quanto più possibile assecondare, ma anche di migliorare la comunicazione verbale e non verbale con il proprio cane grazie alla minore dipendenza uno dall’altro.