Un gesto che il cane apprezza e che rafforza il legame
E’ acquisito che il cane sa “chiedere scusa” al proprio umano ed anche il gatto ha questa virtù di cercare la riconliazione dopo aver notato il disappunto per una sua azione non gradita. Nessuno dei due ha difficoltà a compiere questo gesto di intelligenza sociale, mentre per l’uomo “chiedere scusa” non è proprio nè naturale nè facile, tanto che sempre più spesso le “scuse” di qualche personaggio famoso diventano un gesto “insolito” rispetto ad un modello di arroganza, presunzione, ignoranza e violenza che dominano le relazioni tra le persone e le nazioni.
Per essere in grado di “chiedere scusa” ci vogliono buone capacità adattive ed equilibrio psicologico. Riescono a “chiedere scusa” più facilmente le persone meno insicure, quelle più tolleranti e meno giudicanti e chi è consapevole che la compassione verso gli altri è un buon antidoto al narcisismo. Non solo, ma il modo di chiedere scusa è influenzato anche dal genere: le donne sono spesso più disponibili a chiedere scusa perchè più propense al confronto, mentre gli uomini utilizzano molto meno la parola “scusa” e più facilmente gesti dimostrativi.
Con questi presupposti, ben si comprende quando non sia affatto diffusa la pratica (corretta e giusta) di “chiedere scusa” al cane a cui si è inavvertitamente calpestata una zampa o strappata una ciocca di pelo mentre lo si spazzolava. Serve, anzitutto, che tutte le qualità e le propensioni legate alla capacità di “chiedere scusa” siano messe in campo, perchè vanno applicate a una situazione in cui al soggetto che ha subìto la conseguenza negativa dell’azione posta in essere dall’umano non è riconosciuta una dignità sociale che ricomprenda il diritto alle “scuse”. L’antropocentrismo è una pessima ideologia e le sue influenze nefaste pervadono non solo i sistemi naturali ed economici, ma anche la vita quotidiana di molte famiglie con cani e animali domestici, dove il pestare la zampa al cane diventa un’azione non degna di “scuse” perchè considerata un evento del tutto conseguenziale alla mancanza di attenzione dell’animale nello stare a fianco di un essere superiore che non deve certo preoccuparsi della sua presenza! Del resto, quando si chiede scusa, l’idea che passa per la mente anche solo per un momento è quella di essere nel torto e per molti umani è impossibile ammettere di aver sbagliato e men che meno rispetto al cane di casa!
Una volta superato l’abisso culturale dell’antropocentrismo, resta però da definire quale sia la modalità per “chiedere scusa” al cane affinchè ne comprenda il significato. Secondo uno studio pubblicato su Animal Cognition, il modo migliore è utilizzare il dog-directed speech, ossia una modalità linguistica del tutto simile a quella usata con i bambini: una voce cantilenante, con tono più alto ma dolce, con frequenza più lenta e frasi più corte. Ma non basta. Mentre i cuccioli si affidano quasi esclusivamente su informazioni estratte dal suono e dal ritmo (prosodia) per interpretare la comunicazione degli umani, i cani adulti tengono in considerazione tanto la prosodia quanto il contenuto della frase: è così che, abbinato alla corretta prosodia, l’uso di espressioni e frasi (magari abituali) che per il cane hanno un significato importante (passeggiata, cibo, vieni, andiamo, ecc.) consente all’umano di ottimizzare la comunicazione delle sue intenzioni e delle sue emozioni, generando nel cane la comprensione delle “scuse” e la riattivazione della fiducia.
Inoltre, siccome è ampiamente dimostrato che i cani sono in grado di interpretare le intenzioni degli umani in base alle loro risposte emotive (espressioni facciali, posture, vocalizzazioni, odori corporei), porgere correttamente al cane le proprie scuse gli permetterà di capire che si è trattato di un incidente del tutto involontario e non intenzionale, con la conseguenza che la relazione con lui potrà riprendere al meglio.