Il gruppo Grandi Carnivori del CAI ha istituito un premio per gli allevatori – sia professionisti che amatori – che operano nel territorio montano italiano e che cercano di mettere in atto buone pratiche di allevamento per mitigare il conflitto con il Lupo e cercare un percorso di coesistenza.
Il Premio dal titolo “Sulla via della coesistenza” è solo l’ultimo di una lunga serie di attività messe in campo dal Club Alpino Italiano che dal 2015 ha deciso di impegnarsi sui temi inerenti i Grandi Carnivori.
Tra le 10 aziende premiate c’è anche l’Azienda Agricola “Apitardi” di proprietà di Luisa Poto e Jacopo Gabrieli, nata nel 2017 in località Col Canil- Begher (sul Nevegal, il colle del capoluogo). «C’è una via mediana tra l’essere assolutamente pro lupo e l’essere assolutamente contro il lupo», ha spiegato Jacopo Gabrieli alla stampa locale «Noi abbiamo impiantato una micro-azienda in zona Col Canil, ma nel nostro piccolo gestiamo una decina di ettari di territorio che altrimenti sarebbero lasciati a loro stessi. Abbiamo deciso di aprire anche un b&b e devo dire che la presenza del lupo non ci ha dato problemi, perché abbiamo installato fin dall’inizio le recinzioni apposite», nella cui posa sono stati aiutati anche dai volontari del Cai, che in convenzione con la Regione Veneto nel progetto Life Wolfalps, prestano la loro manodopera agli allevatori appunto per la posa delle reti.
Quando l’allevatore – sia professionista che amatoriale – esce dall’arroganza dell’antropocentrismo e prende le distanze da visioni ideologiche preconcette e pretenziose, le possibilità di costruire un percorso reale di coesistenza con il Lupo aumentano: “le buone pratiche – sottolinea il CAI – diventano così esempi da seguire a livello di sostenibilità e qualità del lavoro (di chi alleva in montagna, n.d.r.) nel rapporto con i grandi predatori”.