La valutazione del dolore negli animali non può essere lasciata alle interpretazioni soggettive dei veterinari e del personale sanitario: motivazioni etiche (il cane è un essere senziente), la necessità che il dolore sia valutato e trattato prontamente dato che provoca effetti e conseguenze collaterali sugli apparati del cane e le difficoltà che si possono incontrare nell’interpretare la comunicazione canina hanno indotto a cercare uno strumento scientifico su cui basare la valutazione del dolore.
La creazione e l’utilizzo di scale del dolore risponde a tale esigenza e ripercorre la metodologia utilizzata in medicina umana per la creazione delle scale del dolore in età pediatrica e nelle persone incapaci di comunicare.
Nel caso del cane, vengono presi in considerazione e classificati anzitutto i segni comportamentali che concretizzano cambiamenti nella postura, nell’andatura, nella vocalizzazione, nell’appetito e nell’aspetto: tra questi, la riluttanza a coricarsi, l’incapacità a riposare, l’alzarsi e lo sdraiarsi di continuo, il restare seduti per ore, la zoppia, l’aggressività immotivata, i lamenti e le vocalizzazioni, l’anoressia, la testa abbassata, la protezione dell’area dolente, ecc.. Ma altrettanto significative sono le caratteristiche fisiologiche associate al dolore, come la tachicardia, l’ipertensione, la tachipnea, la respirazione a bocca aperta, la concentrazione elevata di cortisolo e la bassa funzione renale. La Glasgow Composite Measure Pain Scale (GCMPS) è tra le scale del dolore più affidabili per il dolore chirurgico e traumatico (vedi immagine).
Ma come è possibile conciliare il prolungamento della vita con lo stato di benessere del cane che si sta avviando al fine vita? La risposta è nella medicina palliativa che ovviamente si pone in netta contrapposizione all’accanimento diagnostico-terapeutico ed offre al cane la libertà dal dolore e da altri sintomi (vomito, insonnia, ecc.), la conservazione di una certa autonomia fisica e, ove possibile, la conservazione di un ruolo dignitoso nelle interazioni sociali. In sostanza, le cure palliative tolgono il dolore e migliorano la qualità di vita del cane in presenza non solo di una patologia non curabile ma anche, ad esempio, di malattie degenerative che possono protrarsi per anni.