“Il nostro rapporto con gli animali è uno specchio in cui vediamo ciò che siamo diventati nel corso dei secoli. In questo specchio non appaiono soltanto gli orrori di cui ci rendiamo colpevoli sfruttando altri esseri senzienti, ma anche il volto pallido di un’umanità che sta perdendo la propria anima.”
E’ una questione che riguarda tutti, se non altro perchè “l’abuso degli animali è spesso foriero di violenza verso altri esseri umani, in particolare i più deboli come donne, bambini, persone con disabilità, prigionieri e, un tempo, gli schiavi”.
Partendo da questi presupposti, la filosofa francese Corine Pelluchon sostiene che “solo una teoria politica che indica i limiti che non dobbiamo superare nell’uso delle risorse e nelle nostre relazioni con gli animali può aiutarci a costruire una società giusta, in cui le relazioni tra gli umani e i non-umani non siano organizzate soltanto al beneficio esclusivo dei primi”.
Ecco, quindi, l’invito a uomini e donne che non accettano lo “status quo” di farsi carico degli interessi degli animali, che sono e vanno considerati come bene comune. Un’assunzione di responsabilità che, tuttavia, non ci deve mai portare a scagliarci con violenza (anche solo verbale) contro chi degli interessi degli animali non si preoccupa.
“La consapevolezza della sofferenza degli animali proietta l’individuo in un mondo a parte, in una sorta di incubo. La cosa importante è attraversare questa sofferenza, viverla senza evitare il disagio, ma senza limitarsi all’indignazione né scagliarsi contro gli altri che non vedono, insultandoli e assumendo una posizione dogmatica, perché sono gli animali a subire le conseguenze di questo comportamento controproducente: non otteniamo il sostegno e perdiamo l’approvazione di coloro che, non conciliando il proprio stile di vita e le abitudini alimentari con i propri giudizi morali, sanno che i difensori degli animali hanno ragione”.