Dal 16 ottobre in vigore il decreto sulle donazioni che coinvolge anche i rifugi
E’ in vigore dal 16 ottobre il decreto ministeriale 16 settembre 2024 sulla donazione e distribuzione gratuita di medicinali veterinari destinati alla cura di cani e gatti che vivono con persone di età superiore ai 65 anni e hanno un reddito ISEE inferiore a 16.215 euro. I medicinali possono essere donati dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale veterinario – cioè dalle case farmaceutiche – e dai titolari di distribuzione all’ingrosso. Gli enti del terzo settore – e quindi anche organizzazioni come Apaca – possono distribuire gratuitamente i medicinali veterinari alle persone anziane che hanno i requisiti previsti dal decreto, dietro presentazione di prescrizione veterinaria se prevista come obbligatoria.
Sembra evidente che si tratta soltanto di una “possibilità” e non di un “diritto” in capo alle persone anziane in condizioni di fragilità economica che posseggono un animale da compagnia: in sostanza, si è rimosso il divieto di donazione dei farmaci veterinari (rimozione che per i farmaci ad uso umano risale al 2018), aprendo la possibilità per le case farmaceutiche ed i grossisti di regalare farmaci veterinari che abbiano almeno quattro mesi di validità, ovviamente senza che il sistema sanitario nazionale si accolli la relativa spesa come invece sarebbe accaduto se in capo all’anziano fosse stato istituito un diritto alla prestazione gratuita.
Se dunque case farmaceutiche e grossisti dovessero dimostrarsi generosi, secondo il governo anche gli enti del Terzo Settore potrebbero svolgere un ruolo nella distribuzione dei farmaci donati, incaricandosi di consegnarli agli anziani beneficiari. I requisiti richiesti, però, non sono proprio di poco conto: infatti, ci debbono essere non solo locali adatti alla conservazione corretta dei farmaci, ma anche armadi farmaceutici autorizzati che presuppongono la presenza di un medico veterinario e pure di un farmacista responsabile della presa in carico, verifica, custodia, distribuzione e tracciabilità dei farmaci donati e che deve occuparsi perciò di verificare l’integrità del confezionamento, lo stato di conservazione e la validità e anche di registrare i farmaci in un’apposita banca dati.
E’ facile immaginare che i canili che potranno essere coinvolti sono solo quelli di maggiori dimensioni con organizzazioni articolate, risorse adeguate e personale dipendente e che, molto probabilmente, hanno in essere convenzioni con i comuni – spesso del valore di centinaia di migliaia di euro – oppure i grandi canili di proprietà di enti pubblici o le reti di rifugi privati di livello nazionale, ma non certo le strutture di piccole e medie dimensioni, impossibilitate a reclutare farmacisti e a dotarsi di locali refrigerati o armadi farmaceutici.
Dunque, i piccoli canili – come Apaca – nell’immediato futuro non saranno in grado di accettare le auspicabili – ancorchè aleatorie – donazioni di medicinali veterinari per distribuirli ad anziani in difficoltà: un peccato, perché così come l’associazione aiuta già alcuni proprietari in difficoltà con la donazione di cibo per i loro cani, allo stesso modo si sarebbe volentieri proposta per distribuire farmaci che troppo spesso non vengono somministrati agli animali proprio a causa del loro costo eccessivo. Ma, allo stato attuale della normativa e in considerazione del disinteresse dei comuni bellunesi alle questioni (anche di implicazione sociale) relative agli animali da compagnia, questo non è proprio possibile.