Tre giorni fa, con l’approvazione da parte della Camera dei Deputati del collegato ambientale alla Legge di stabilità, è stata finalmente cancellata dal nostro ordinamento giuridico la pignorabilità degli animali d’affezione e da compagnia.
E’ una battaglia che durava da parecchi anni: la LAV-Leva antivivisezione, ad esempio, già nel 2008 aveva presentato una proposta di legge a modifica del codice civile, una proposta dalla quale sono scaturiti i provvedimenti del 2010 sull’obbligo del soccorso stradale e del 2012 sul divieto di proibire la presenza di animali domestici nei condomini. Ma per l’impignorabilità ci sono voluti ancora tre anni di mobilitazione degli animalisti che, con petizioni e proposte, hanno continuato ininterrottamente il pressing sul governo affinchè con un gesto di civiltà si mettesse fine a una norma che, a tutti gli effetti, continuava a considerare “cose” gli animali da compagnia.
Ora, finalmente, l’art.514 del c.p.c. è stato cambiato e non potranno più essere pignorati “gli animali d’affezione o da compagnia, tenuti presso la casa del debitore o negli altri luoghi a lui appartenenti, senza fini produttivi, alimentari o commerciali e quelli impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli”. E si tratta non solo di cani, gatti e conigli, ma anche di cavalli e galline tenuti per affezione o compagnia.
Di fatto, è un riconoscimento dell’identità giuridica degli animali che si inserisce in quel percorso normativo iniziato negli anni Settanta del Novecento e che, forse troppo lentamente, stà comunque portando a un nuovo diritto degli animali.